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Arezzo celebra Lorenzo Bonechi con la retrospettiva “Viaggio terrestre e celeste”

13/08/2013

da sx. Francesca Parisini, Serena Dandini, Dario Nardella, Luigi Salvadori, Antonella Centra (foto da comunicato stampa)

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A poco meno di un ventennio della prematura scomparsa, Arezzo dedica una retrospettiva all'opera di Lorenzo Bonechi, tra i più significativi artisti italiani degli ultimi decenni. La mostra dal titolo ''Lorenzo Bonechi. Viaggio terrestre e celeste'', curata da Michele Loffredo e aperta fino al 15 settembre, ne presenta l'attività artistica attraverso una selezione antologica di sessanta opere, dislocate nelle due sedi del Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna di Arezzo e dell'ex abbazia di San Salvatore a Soffena di Castelfranco di Sopra.

L’esposizione - Nella prima sede trovano posto le opere ad olio, le tempere e le sculture, disposte lungo un percorso che si affianca al consueto ordinamento museale e collocate a possibile e suggestivo confronto con i lavori e i temi della pittura toscana, dal Trecento al Quattrocento, che costituiscono fonte primaria di ispirazione dell'artista. L'allestimento nell'ex abbazia di San Salvatore a Soffena, gestita in collaborazione con il Comune di Castelfranco di Sopra, presenta invece un selezionato corpus di incisioni presentate per la prima volta in Italia, in precedenza esposte al Museo di Belle Arti di Valencia (Spagna) nel 2007.

L’artista - Lorenzo Bonechi nasce nel 1955 a Figline Valdarno, (Firenze) e scompare prematuramente nel 1994 all'età di trentanove anni. La sua prima produzione è legata alla grafica, stampe e disegni, che sarà sempre una costante della sua attività. Nei primi anni Ottanta raggiunge notorietà all'interno della corrente di ritorno alla figurazione denominata Pittura Colta, dalla quale si staccherà verso la metà degli anni Ottanta, proseguendo il suo originale cammino e conseguendo successo di critica e di pubblico. L'attenzione ininterrotta dedicata alla sua opera è testimoniata dalle numerose partecipazioni a rassegne sull'arte italiana, da studi critici e mostre postume, già a partire dalla Biennale di Venezia del 1995, dove gli saranno dedicate due sale del padiglione italiano. Ancora oggi, a quasi un ventennio di distanza, la sua opera si pone come esemplare ricerca, come compiuto conseguimento e consapevole dominio di un linguaggio artistico straordinariamente raffinato e innovativo, germogliato dall'humus di una coltivata traduzione della pittura antica, tra bizantino, gotico e protorinascimento, della quale ha saputo farsi interprete pervenendo ad un linguaggio tra i più evocativi della contemporaneità.

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