Nella letteratura antica esiste un testo il cui titolo, Cantico dei cantici, già allude ad una implicita assolutezza. Non a caso in ebraico – questa la lingua originaria della sua redazione datata tra il V e il III secolo a.C. ad opera di autore ignoto – è detto shìr hasshirìm, cioè “il più sublime tra i cantici”. Tale, infatti, è ritenuta la sommità di quella poesia, che il rabbino Akiba non ebbe dubbi nell’affermare che “Il mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico fu donato a Israele”.
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