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Altri tempi quando il Natale era la gran festa del ceto medio. Con le tredicesime immolate sull’altare dei consumi, l’intima soddisfazione di potersi comportare da simil-ricchi (ignorando il fatto che i ricchi – in tal caso come i poveri – non sopportano le feste). Gli ingressi dei palazzi condominiali che profumavano (?) di capitone e gobbi in umido. Le villette a schiera che nelle notti dicembrine si accendevano e spegnevano, quasi a far marameo al mutuo-casa, quello sì, sempre acceso. E il presepe che andava fatto a prescindere. Se non altro per ricordare a se stessi che il Nazareno era un po’ uno di noi. Di condizioni modeste (babbo artigiano, mamma casalinga) aveva studiato, fatto carriera, dimostrato di essere un buon investitore (basti pensare alla moltiplicazione dei pani e dei pesci). Un tipo tosto il self-made man nato avventurosamente a Betlemme. Intelligente, attivissimo, bello-da-dio. Insomma, se lui ce l’aveva fatta, potevamo farcela pure noi.
Altri tempi davvero…
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