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Il trascorso 2013 è stato, per il mondo delle lettere, l’anno di Giovanni Boccaccio. Si sono celebrati, infatti, i settecento anni dalla nascita di colui che fu, senza dubbio, il maggiore narratore europeo nel panorama letterario del XIV secolo. La ricorrenza è stata l’occasione per rileggere questo autore e soprattutto il suo libro più celebre, il Decameron. Capolavoro della narrativa occidentale, opera fondante la prosa in volgare italiano e che, per stile, poesia e umanità, risultò quasi un anticipo di Rinascimento. Un libro che va letto nella sua interezza, anche per liberarlo da quei luoghi comuni che lo credono esclusivamente pervaso dai sensi e dalla carne, fino ad aver fatto del termine “boccaccesco” il sinonimo di spinto, triviale, scurrile, greve. O che hanno portato a definire quelle pagine “immorali”, quando, invece, vi è sotteso proprio un giudizio morale sull’uomo, una interpretazione realistica dell’esperienza umana, un’arguta rappresentazione della società di quel tempo (siamo nell’esatta metà del 1300).
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