Il drappellone del 2 luglio 2010 dipinto da Ali Hassoun, oltre che farsi apprezzare per il suo pregio pittorico resterà iscritto nella storia del Palio per la sintesi culturale ed emotiva che vi è contenuta. Così antico nell’accurato figurativismo, quanto all’avanguardia nell’esprimere, appunto, l’unione di due universi (Oriente ed Occidente) o tantomeno il loro possibile, arricchente rapporto. E tutto ciò, senza nulla perdere dei significati e dei segni che la Festa senese intende tramandare lungo i secoli, compresi quelli di natura religiosa. Anzi, proprio riferendosi a quest’ultimi (e per rispondere alle scemenze lette nei giorni scorsi su La Padania) verrebbe quasi da dire che il musulmano Ali Hassoun con quella sua Madonna (che di una giovane madre possiede tutta la tenerezza, apprensione e luminosità) ha decisamente riparato al gesto sacrilego che, oltre quattrocento anni fa, un avvinazzato soldato spagnolo, presumibilmente cattolico, osò compiere (così vuole la leggenda popolare) nei confronti della “madonnina” di Provenzano. L’artista libanese ha, dunque, simbolicamente ripristinato quell’edicola con una immagine ancora più bella della Vergine, cogliendo bene l’archetipo di femminilità in essa rappresentato, ovvero la connotazione dell'essere donna come fonte di vita in senso lato (non a caso la teologia cattolica definisce la Madonna “nuova Eva”).
Leggi il seguito dell'intervento di Luigi Oliveto nell'area scritti
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