Casa Editrice: Pacini Editore
Anno: 2019
N. Pagine: 192
Formato: 24x34
«La morte del salico Enrico V, avvenuta il 23 maggio 1125 a Utrecht, lasciò l’Impero nel caos, non avendo avuto eredi maschi dalla moglie Matilde d’Inghilterra, ma solo la figlia illegittima Berta. La lotta per la successione vide opposte la famiglia degli Staufen di Svevia, signori del castello di Waiblingen (in antico Wibeling, da cui proviene il vocabolo ‘ghibellino’), e i Welfen di Baviera, da cui deriva il termine ‘guelfo’. Fu allora, tra gli anni venti e quaranta del XII secolo, che ebbero origine i nomi dei due partiti, i quali, secondo una consolidata tradizione, risuonarono per la prima volta come gridi di battaglia (‘Hye Welff!’; ‘Hye Waiblingen!’) sotto le mura di Weinsberg, roccaforte della resistenza dei duchi di Baviera, assediata dall’imperatore svevo Corrado III nel 1140.
Con l’ascesa al trono di Federico I Barbarossa (1155), la lotta tra guelfi e ghibellini si spogliò del carattere di competizione legata alle particolari condizioni dell’ambiente politico germanico, per trasformarsi in un conflitto fra i due massimi poteri dell’epoca, Papato e Impero. Ciò rafforzò e rese sempre più netta la divisione tra la pars Imperii e la pars Ecclesiae, come verranno comunemente indicate nelle cronache e negli atti fino ai tempi di Federico II, mentre mai si parlerà di guelfi e ghibellini. Alla morte di quest’ultimo, però, la disputa scoppiata per la successione al Regno di Sicilia accentuò ancor più lo scontro, tanto da “costringere” vari Comuni, specie toscani, a parteggiare per l’una o l’altra parte, appiccicandosi “etichette politiche” impensabili fino a pochi anni prima, e costruendo una coerente ragnatela di alleanze e solidarietà. Da allora i due vocaboli comparvero sempre più sovente nei documenti, e dopo il 1260 verranno enfatizzati dalle cancellerie papali e angioine a fini esclusivamente propagandistici. Con i guelfi indicati come valorosi difensori della Chiesa e i ghibellini quasi come eretici.
Non c’è dubbio, quindi, che nel Duecento i termini ‘guelfismo’ e ‘ghibellinismo’ assunsero un carattere diverso rispetto al secolo precedente, soprattutto in Toscana, dove a partire dagli anni venti-trenta lo scontro tra Papato e Impero si era particolarmente radicalizzato. Sarebbe fuorviante, infatti, sostenere che essi abbiano mantenuto nel tempo il medesimo significato o gli sia stato attribuito un valore universale e valido per sempre. Perché i guelfi e i ghibellini non furono mai due veri “partiti”, ma piuttosto forme di aggregazione che alimentarono la dialettica politica sia a livello intracomunale che intercomunale. Dopo la metà del XIII secolo, ad esempio, essere ghibellino poteva significare al contempo sostenere l’Impero, o piuttosto gli Svevi, oppure essere un acceso nemico di Carlo d’Angiò. Nella filo-imperiale Pisa, addirittura, i due vocaboli sono testimoniati non prima degli anni settanta del Duecento, quando si volle conferire una connotazione sovracomunale allo scontro interno tra i seguaci della pars Comitum e quelli della pars Vicecomitum. In definitiva, ritenere che i ghibellini fossero sempre e comunque dalla parte dell’Impero e, al contrario, i guelfi della Chiesa, è soltanto una semplificazione, operata a partire dall’Ottocento, che non di rado risulta depistante…».
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Casa Editrice | Pacini Editore |
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Codice | 978-88-6995-646-1 |
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