I ricordi di Andrea Gaggero sulla sua esperienza nei campi di sterminio nazisti possono leggersi su tre diversi livelli, ma hanno un unico obiettivo: quello di conservare in modo attivo la memoria del male del secolo, ossia l’intolleranza , il razzismo, la violenza, la guerra. Il primo piano è quello dell’esperienza personale di deportato a Mauthausen, un accadimento che sconvolgerà la sua esistenza. Il secondo piano è quello della memoria pubblica, in una dimensione in cui l’antifascismo e l’antirazzismo divengano una discriminante per qualsiasi azione politica. Il terzo piano è quello di consolidare tale memoria attraverso istituzioni permanenti come, ad esempio, il Museo della Deportazione di Carpi (alla cui realizzazione collaborò anche Gaggero) e per le quali occorre un’analisi critica, “fredda” intellettualmente, ma completa, esauriente, capace a sua volta di trasmettere emozioni ai visitatori del futuro museo. L’unico rischio ancora presente è quello che lo sterminio sia considerato un atto di estrema gravità dovuto alla semplice follia del nazismo o ad un atto isolato per quanto riguarda il fascismo italiano. In realtà il percorso verso lo sterminio va inserito necessariamente nel più ampio percorso della nascita e dello sviluppo dei fascismi europei, nella loro storia politica: non a caso Gaggero corredava le sue memorie con appunti manoscritti che illustravano minuziosamente le tappe storiche dei regimi fascisti fino allo sterminio. Il pericolo della semplificazione era ,ed è, sempre dietro l’angolo.
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I ricordi di Andrea Gaggero sulla sua esperienza nei campi di sterminio nazisti possono leggersi su tre diversi livelli, ma hanno un unico obiettivo: quello di conservare in modo attivo la memoria del male del secolo, ossia l’intolleranza , il razzismo, la violenza, la guerra. Il primo piano è quello dell’esperienza personale di deportato a Mauthausen, un accadimento che sconvolgerà la sua esistenza. Il secondo piano è quello della memoria pubblica, in una dimensione in cui l’antifascismo e l’antirazzismo divengano una discriminante per qualsiasi azione politica. Il terzo piano è quello di consolidare tale memoria attraverso istituzioni permanenti come, ad esempio, il Museo della Deportazione di Carpi (alla cui realizzazione collaborò anche Gaggero) e per le quali occorre un’analisi critica, “fredda” intellettualmente, ma completa, esauriente, capace a sua volta di trasmettere emozioni ai visitatori del futuro museo. L’unico rischio ancora presente è quello che lo sterminio sia considerato un atto di estrema gravità dovuto alla semplice follia del nazismo o ad un atto isolato per quanto riguarda il fascismo italiano. In realtà il percorso verso lo sterminio va inserito necessariamente nel più ampio percorso della nascita e dello sviluppo dei fascismi europei, nella loro storia politica: non a caso Gaggero corredava le sue memorie con appunti manoscritti che illustravano minuziosamente le tappe storiche dei regimi fascisti fino allo sterminio. Il pericolo della semplificazione era ,ed è, sempre dietro l’angolo.
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