"Piccola, energica, volitiva, Angelina – meglio nota con il diminutivo di Lina – si infervorava come tutti coloro che credono profondamente nei propri ideali con i quali non veniva mai a patti”, così un testimone che la conobbe descrive la senatrice socialista Lina Merlin. La legge n.75 del 20 febbraio 1958 che sancì la chiusura delle case di tolleranza in Italia è conosciuta da tutti con il nome di “Legge Merlin”. Il nome della Merlin, allora esaltato o vituperato nel dibattito politico e di costume del tempo, sembra essere legato solamente a questa legge, dimenticando che Angelina Merlin fu la prima donna senatrice in Italia e che fu una delle combattenti più accese per la dignità delle donne all’interno della sinistra italiana. Una storia lunga quella della maestrina socialista nata a Pozzonuovo in Veneto nel 1887, ma cresciuta a Chioggia, che nel 1919 aveva aderito al Partito Socialista, collaborando ai giornali “L’Eco dei Lavoratori” e “La difesa delle Lavoratrici”. Esponente principale del socialismo polesano era allora Giacomo Matteotti, con il quale collaborò anche la giovane maestra socialista.
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"Piccola, energica, volitiva, Angelina – meglio nota con il diminutivo di Lina – si infervorava come tutti coloro che credono profondamente nei propri ideali con i quali non veniva mai a patti”, così un testimone che la conobbe descrive la senatrice socialista Lina Merlin. La legge n.75 del 20 febbraio 1958 che sancì la chiusura delle case di tolleranza in Italia è conosciuta da tutti con il nome di “Legge Merlin”. Il nome della Merlin, allora esaltato o vituperato nel dibattito politico e di costume del tempo, sembra essere legato solamente a questa legge, dimenticando che Angelina Merlin fu la prima donna senatrice in Italia e che fu una delle combattenti più accese per la dignità delle donne all’interno della sinistra italiana. Una storia lunga quella della maestrina socialista nata a Pozzonuovo in Veneto nel 1887, ma cresciuta a Chioggia, che nel 1919 aveva aderito al Partito Socialista, collaborando ai giornali “L’Eco dei Lavoratori” e “La difesa delle Lavoratrici”. Esponente principale del socialismo polesano era allora Giacomo Matteotti, con il quale collaborò anche la giovane maestra socialista.
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