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Mangi, chi può. Meglio, meno e piano

L’ideologia di Slow Food

Attraverso l’esame di un’ampia scelta di fonti, l’autore mette a nudo l’ideologia di Slow Food, l’associazione fondata da Carlo Petrini nel 1986.
Le idee che da più di vent’anni essa propone in materia di alimentazione, cibo e cultura sono ormai fin troppo diffuse nell’opinione pubblica e tra le forze politiche italiane. Eppure, il fatto che un movimento come Slow Food – intrinsecamente antiprogressista, antiscientifico, idolatra delle società tradizionali, delle piccole comunità statiche e immutabili, dedite a usi e riti atavici, in cui il posto di ognuno è prestabilito e invariabile; incurante dei mutamenti epocali e della realtà dei rapporti di produzione, e quindi incapace di cogliere le contraddizioni inestricabili e le autentiche finzioni storiche di cui la propria visione è intessuta – possa essere oggi considerato, in Italia, “di sinistra”, è cosa che dovrebbe generare più di qualche preoccupazione in chiunque. Le posizioni di Slow Food, in effetti, possono essere considerate come uno dei sintomi più singolari del grave e forse inarrestabile degrado della cultura, della politica e della discussione pubblica nel nostro Paese. Il volume si propone, perciò, come un contributo a un più ampio studio di tale degrado, delle sue cause e dei possibili rimedi.

8,00 

Spedizioni entro 8 giorni. Perché vale la pena aspettare.

Editore

Codice EAN

Curatore

N.pagine

120

Anno

2010

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Mangi, chi può. Meglio, meno e piano

L’ideologia di Slow Food

Attraverso l’esame di un’ampia scelta di fonti, l’autore mette a nudo l’ideologia di Slow Food, l’associazione fondata da Carlo Petrini nel 1986.
Le idee che da più di vent’anni essa propone in materia di alimentazione, cibo e cultura sono ormai fin troppo diffuse nell’opinione pubblica e tra le forze politiche italiane. Eppure, il fatto che un movimento come Slow Food – intrinsecamente antiprogressista, antiscientifico, idolatra delle società tradizionali, delle piccole comunità statiche e immutabili, dedite a usi e riti atavici, in cui il posto di ognuno è prestabilito e invariabile; incurante dei mutamenti epocali e della realtà dei rapporti di produzione, e quindi incapace di cogliere le contraddizioni inestricabili e le autentiche finzioni storiche di cui la propria visione è intessuta – possa essere oggi considerato, in Italia, “di sinistra”, è cosa che dovrebbe generare più di qualche preoccupazione in chiunque. Le posizioni di Slow Food, in effetti, possono essere considerate come uno dei sintomi più singolari del grave e forse inarrestabile degrado della cultura, della politica e della discussione pubblica nel nostro Paese. Il volume si propone, perciò, come un contributo a un più ampio studio di tale degrado, delle sue cause e dei possibili rimedi.

8,00 

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Casa Editrice

Anno

2010

N.pagine

120

Formato

12.2X20

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