Casa Editrice: Marsilio Editori

Anno: 1991

N. Pagine: 208

Formato: 12x18

L’ingegnere Lemoine – un lestofante di genio – agli inizi del secolo, riesce a far credere ai celebri finanzieri di aver trovato la formula per produrre diamanti artificiali. Proust racconta questo fatto di cronaca, che nelle sue implicazioni giudiziarie e mondane aveva incuriosito e divertito Parigi, alla maniera di nove grandi, o meno grandi, scrittori: Balzac, Flaubert, Sainte-Beuve, Régnier, Goncourt, Michelet, Faguet, Renan, Saint-Simon.

I Pastiches non sono solo esercizi acrobatici di scrittura e un singolare fenomeno di ventriloquismo; sono l’anticamera della Recherche, il luogo in cui Proust depone le vesti della mondanità e si libera dall’incantesimo della lettura. Sono imitazioni straordinarie in cui si compie la spietata – e in alcuni casi affettuosa – resa dei conti con le voci di «auctoritates» più o meno intime.

Per la prima volta vengono qui presentati, con testo originale a fronte,in una traduzione italiana adeguatamente curata e commentata. La letteratura francese, più di ogni altra letteratura, di generazione in generazione, risuona sempre di voci discordanti. «Lo stesso paese – osservava Paul Valéry – produce un Pascal e un Voltaire, un Lamartine e un Victor Hugo, un Musset e un Mallarmé. Qualche anno fa, in uno stesso salotto di Parigi, si poteva incontrare Emile Zola e Théodore de Banville, oppure andare in un quarto d’ora dallo studio di Anatole France a quello di J.-K. Huysmans: era visitare degli estremi».

Libro a cura di Giuseppe Merlino. Testo originale a fronte