Casa Editrice: Innocenti Editore

Anno: 2021

N. Pagine: 512

“...C’erano onde alte come case, il vento fortissimo da Nord increspava la loro sommità ed alzava sverzine salmastre. Il S. Antonio, bianco in mezzo alla bianca schiuma generata dal vento, cavalcava, come poteva, quelle onde gigantesche che lo spingevano da poppa, ora scivolando in velocità giù dalle creste, ora scomparendo nel loro cavo e lasciando visibile solo la tenue luce del fanale a petrolio di testa d’albero. Simone di Pacchione, dal suo ridosso nel Golfo di Santa Manza, poco sotto Porto Vecchio, ne aveva seguito la rotta attraverso i movimenti della luce dei suoi fanali di navigazione ma, quando questi si trovarono in un punto che aveva potuto stimare essere in corrispondenza dello Scoglio dello Sperduto, vicino all’Isola di Lavezzi, nelle Bocche di Bonifacio, li vide improvvisamente scomparire. Un brutto segnale che, visto le condizioni meteomarine proibitive, poteva lasciar presagire una sola cosa: che il S. Antonio fosse affondato!...”. Era l’8 marzo del 1953 quando il S. Antonio, un piccolo motoveliero da carico di poco più di venti metri di lunghezza, partito la sera precedente da Livorno e diretto a Palau, in Sardegna, naufragò a causa di una violentissima ed inattesa burrasca che colpì le coste settentrionali sarde. Nella tragedia, assieme al bastimento, scomparve anche tutto il suo equipaggio, composto da quattro o cinque persone, tra cui i due fratelli Giorgio e Paolino Fanciulli, originari dell’Isola del Giglio. A quasi settantant’anni dal fatto, il libro raccoglie il frutto delle minuziose ricerche svolte dall’Autore, nipote dei due Fanciulli, attraverso documenti, articoli di giornale, testimonianze da parte di persone di famiglia o di “compaesani” che, direttamente o indirettamente o “per sentito dire”, hanno vissuto quei drammatici momenti. E dalle testimonianze raccolte emergono storie, personaggi, curiosità, aneddoti, usi e costumi di un Giglio d’altri tempi.