Una nuova edizione della “Antologia di Spoon River”

Luigi Oliveto

12/01/2023

Era il 1914 quando Edgar Lee Masters, un avvocato dell’Illinois autore di poesie dai modesti esiti letterari, prese a pubblicare sulla rivista “Reedy’s Mirror” versi scritti in forma di immaginari epitaffi posti nel cimitero del paesino di Spoon River, nome anch’esso fittizio. Proprio alla maniera delle iscrizioni sepolcrali, ogni poesia evocava una persona, la sua esistenza, il piccolo mondo in cui aveva vissuto. Testi che trovarono forte corrispondenza nei lettori. Piacque l’escamotage letterario attraverso cui si rappresentavano vite minime, pressoché anonime. E, insieme ad esse, l’immagine di un’America rurale di inizio secolo, in verità molto chiusa e ipocrita. Nel 1916 quei ritratti in versi liberi (più prosa poetica che poesia) furono dunque raccolti in volume. E fu un successo crescente, non solo negli Stati Uniti. In Italia la prima edizione della “Antologia di Spoon River” si ebbe nel 1943 per le edizioni Einaudi. Fu Cesare Pavese a proporne la traduzione a una giovane Fernanda Pivano. Lo stesso Pavese ebbe a scrivere come in “Spoon River” si trovasse la «consapevolezza austera e fraterna del dolore di tutti, della vanità di tutti». E aggiungeva: “Ciascuno di questi morti porta in sé una situazione, un ricordo, un paesaggio, una parola, che è cosa indicibilmente sua… Si direbbe che per Lee Masters la morte – la fine del tempo – è l’attimo decisivo che dalla selva dei simboli personali ne ha staccato uno con violenza, e l’ha saldato, inchiodato per sempre all’anima”. Merita oggi segnalare l’edizione integrale con testo originale a fronte recentemente pubblicata da La nave di Teseo per la cura di Alberto Cristofori, autore dell’introduzione, traduzione e commento. Una nuova edizione che ripropone l’opera di Masters fornendone un ricchissimo apparato interpretativo che va dall’analisi formale dei testi, ai richiami biografici e storici cui essi fanno riferimento, a certi nessi con la letteratura americana ed europea. Un lavoro appassionato e accuratissimo su pagine ormai diventate un mito della letteratura moderna. Così, i dormienti della collina di Spoon River continuano a farsi redivivi, e quanto di essi restò incompiuto sembra chiedere ancora un supplemento di tempo.
 
***
 
LA COLLINA
 
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
Il carattere debole, il braccio forte, il clown, l’ubriacone, l’attaccabrighe?
Sono tutti, tutti, a dormire sulla collina.
Uno se ne andò per una febbre,
Uno fu bruciato in miniera,
Uno fu ucciso in una rissa,
Uno morì in prigione,
Uno cadendo da un ponte mentre faticava per moglie e figli –
Sono tutti, tutti a dormire, dormire, dormire sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Lizzie e Edith,
Il cuore tenero, l’anima semplice, la chiacchierona, l’orgogliosa,
la sempre allegra? –
Sono tutte, tutte, a dormire sulla collina.
Una morì di un parto vergognoso,
Una per un amore ostacolato,
Una per mano di un bruto in un bordello,
Una spezzata nell’orgoglio, mentre cercava di seguire il proprio cuore,
Una dopo una vita lontano, a Londra e a Parigi,
Fu riportata nel suo piccolo spazio accanto a Ella e Kate e Mag –
Sono tutte, tutte a dormire, dormire, dormire sulla collina.
Dove sono zio Isaac e zia Emily
E il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton
E il maggiore Walker, che aveva parlato
Coi venerabili protagonisti della rivoluzione? –
Sono tutti, tutti, a dormire sulla collina.
Gli riportarono figli morti dalla guerra
E figlie che la vita aveva schiacciato
E i loro bambini orfani in lacrime –
Sono tutti, tutti a dormire, dormire, dormire sulla collina.
Dov’è il vecchio violinista Jones,
Che ha giocato con la vita per tutti i suoi novant’anni,
Affrontando il nevischio a petto nudo,
Bevendo, spassandosela, senza pensare né alla moglie né ai parenti,
Né all’oro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Chiacchiera delle fritture di pesce di tanti anni fa,
Delle corse dei cavalli di tanti anni fa a Clary’s Grove,
Di quello che Abe Lincoln disse
Una volta a Springfield.
 
[da Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, trad. di Alberto Cristofori, La nave di Teseo, 2022]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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