Un’Isola da Oscar. Tutte le volte che il Cinema è stato al Giglio

Michele Taddei

04/03/2014

Il Giglio, isola ispiratrice del cinema? Può darsi. Sebbene siano numericamente pochi i titoli girati, non sono mancate le occasioni di vedere al cinema i paesaggi “gigliesi”, fino alla grande ribalta della Notte degli Oscar vinta da “La grande bellezza” (leggi), in cui alcune scene sono state girate proprio sull’isola. Prima di Paolo Sorrentino, però, altri registi, attori e produzioni erano stati qui.

Piccoli naufraghi (1938). Giglio Campese Il primo film di cui si ha memoria data, infatti, 1938, in piena epoca fascista, ed è intitolato “Piccoli naufraghi” per la regia di Fabio Calzavara. Racconta l’odissea di dodici ragazzi durante la guerra etiopica che fanno naufragio in una piccola isola deserta. Di evidente sapore propagandistico, il film venne girato nella spiaggia del Campese.

La colpa di una madre (1952). Giglio Porto Quattordici anni dopo, nel 1952, le immagini dell’isola arrivarono nei cinema dell’Italia ormai liberata dalla Guerra grazie a “La colpa di una madre” con la regia di Carlo Duse e Carmine Vallone. Tra i protagonisti Folco Lulli, Marina Berti, Mirella Uberti e Ave Ninchi. La trama racconta di un ricco narcotrafficante approdato al Giglio per un appuntamento d'affari. È con la moglie, Alma, nata proprio su quell'isola meravigliosa, da cui è fuggita tanti anni prima quando, invece di sposare un giovane pescatore del posto, era stata sedotta da Enrico e rimasta incinta. Aveva allora deciso di abbandonare la bambina sulla porta del convento e fuggire. Ora il destino si sarebbe preso gioco di lei: il socio in affari del marito, infatti, non è altri che Enrico, e sarà proprio lui ad ospitarli durante il soggiorno sull'isola. Quando Alma scopre che il suo seduttore ha una figlia, Mara, che sta per sposare un giovane pescatore, Enzo, Alma decide di vendicarsi e rubarle l'uomo che ama. Quando capirà chi è realmente Mara, forse, sarà troppo tardi.

Le scene vennero girate prevalentemente al Porto, intorno alla torre del Saraceno e alla torre del Lazzaretto e vicino a cala Cupa. Alcuni gigliesi furono scritturati per piccole parti e comparse, compreso l’allora farmacista Angelo Mecacci, che interpretò la parte di un frate e della signora Cecilia Rossi, che si prestò a fare la controfigura per un tuffo dalla scogliera.

Viaggio con Anita (1978). Giglio Castello Ventiquattro anni dopo le cineprese sbarcarono nuovamente al Giglio, guidate dal grande regista toscano Mario Monicelli che qui mise in scena l’idea che Federico Fellini aveva lasciato da parte. Nasce quindi "Viaggio con Anita" (1978), cui anche Pier Paolo Pasolini aveva contribuito alla stesura. Tra i nomi del film anche Ennio Morricone, autore delle musiche. La trama racconta il viaggio del protagonista, Guido, da Roma a Rosignano Solvay, dove il padre è gravemente ammalato. Deciso ad andare in compagnia, Guido, dopo il rifiuto dell’amante, prende con sè Anita, giovane ragazza americana. E dopo una sosta ad Orbetello, i due faranno una deviazione all’Isola del Giglio, prima di riprendere la direzione di Rosignano. Il film venne girato, prevalentemente, nelle stradine di Giglio Castello, in particolare in via Roma dove oggi c’è un ristorante. In quel locale era ambientata una locanda dove alcuni avventori (tutte comparse gigliesi) giocavano a carte. Poi una scena era in piazza Gloriosa, davanti al monumento ai caduti e Rizzieri dava ai protagonisti informazioni su come imbarcarsi. Altre scene furono girate in una casa con bellavista sopra la piazza. Tra gli attori, Goldie Hawn, Giancarlo Giannini, Claudine Auger, Andréa Ferréol, Renzo Montagnani, Gino Santercole. Anche in questo caso furono diversi i gigliesi che si prestarono a fare da comparse.

Il sommergibile più pazzo del mondo (1982). Giglio Porto Poi è la volta di film leggeri che sfruttano il Giglio come sfondo per le loro storie e storielle. Nel 1982 sbarca sul porto l’allegra brigata di improbabili marinai guidati da Bombolo, Enzo Ariani e Enzo Cannavale nelle disavventure de “Il sommergibile più pazzo del mondo”, con il tentativo di riprodurre in chiave italiana la parodia dei celebri film americani in voga all’epoca come “L’aereo più pazzo del mondo” e altri. Tra i protagonisti anche una affascinante Anna Maria Rizzoli. A poco conta la descrizione della trama, vale la pena però ricordare che furono molti i gigliesi, nelle parti di marinai, coinvolti nelle riprese che avvennero soprattutto al Porto, dove rimase ormeggiata una finta corvetta, in realtà un battello da turismo trasformato in mezzo militare con un finto cannone sul pontile e un finto sommergibile di compensato. Roberto Galli, ad esempio, ricorda di aver girato una scena particolarmente difficile e provata più volte provata. Purtroppo per il regista le riprese avvenivano in concomitanza di una partita dell’Italia ai Mondiali di Spagna. E proprio mentre la scena sembrava venire bene arrivò il gol degli azzurri e tutti si misero a gridare, tranne il regista che andò su tutte le furie. Ma in quel caso in palio non c’era l’Oscar ma la Coppa del Mondo!

Mak π 100 (1987). Le Cannelle Pochi anni e nel 1987 il cinema di cassetta torna al Giglio con un’altra storia di marinai, donne e guai. Questa volta, però, la trama è più da storia romantica ad uso e consumo degli adolescenti, con una giovanissima Rosita Celentano, al suo esordio. Si tratta di “Mak π 100”, in cui il protagonista, Roberto, con una grande passione per il mare e la vela, decide di entrare all’Accademia navale di Livorno. Questa passione verrà però osteggiata da un suo superiore in quanto la ragazza di quest'ultimo si è innamorata di lui. Inevitabilmente la storia finisce al Giglio dove si riconosce la spiaggia delle Cannelle, scenario ideale per un bacio appassionato e romantico. Un’altra scena si svolse a Campese davanti alla torre. Qui i protagonisti in barca, con un cartoccio di pesce fritto, si scambiano effusioni d’amore davanti al barcaiolo che era il bagnino Meco dagli inconfondibili baffi. E siccome la scena venne ripetuta molte volte il fritto venne prodotto in quantità industriale.

Un'insolita vendemmia (2013). Il Serrone Passano altri venticinque anni e si arriva al recente passato, con il 2012 che per il Giglio segna una svolta, cinematograficamente parlando. Quasi in contemporanea, a fine estate, oltre a Sorrentino, infatti, decide di venire sull’Isola a girare Daniele Carnacina per la sua “Insolita vendemmia”, in cui un gruppo di attori che interpretano una soap - opera di grande successo, dopo dodici anni passati sul set, apprendono la probabile fine della loro serie televisiva. Decidono allora di raggiungere Roberto, il leader del gruppo, in una piccola isola paradisiaca, dove possiede una vigna. È l'occasione per ritrovarsi e stare finalmente insieme, lontani da tutto e dal mondo incantato della soap, ma un segreto rivelato li costringerà, loro malgrado, a dover prendere decisioni difficili e a gestire una situazione molto delicata. Le riprese avvennero in parte a Giglio Porto e in altre zone dell’isola, soprattutto dove c’erano vigne per ambientare, appunto, il tempo della vendemmia.

Pochi giorni prima aveva girato al Giglio (a Capel Rosso, all’Arenella e al Porto) anche Paolo Sorrentino. E alla Notte di Los Angeles ha raccolto i frutti del suo lavoro. Che un po’, chissà, sarà stato ispirato anche dall’Isola del Giglio.
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Michele Taddei, giornalista, si occupa di comunicazione pubblica, socio fondatore di Agenziaimpress e Primamedia. Ha pubblicato “Siamo onesti! Bettino Ricasoli. Il barone che volle l’unità d’Italia” (Mauro Pagliai editore, 2010), "Scandalosa Siena" (Edizioni Cantagalli, 2013), "Cuore di Giglio" (De Ferrari editore, 2016), Siena bella addormentata (Primamedia editore, 2018), "Steppa...

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