Un’ancora di salvezza. La scuola ai tempi del Covid19

Niccolò P.

20/05/2020

Il tema di Niccolò P., studente dell’Istituto di Istruzione Superiore Sallustio Bandini di Siena
 
Sono curioso di sapere chi aveva previsto tutto questo, chi non aveva sottovalutato la situazione e chi già pensava che fosse più seria di come apparisse. Penso sia veramente stretta la cerchia di persone appena classificate. Io non sono assolutamente tra questi: non ho avuto il minimo timore a pensare che tutto ciò sarebbe passato nell’arco di poche settimane e che per risolvere la situazione avremmo dovuto continuare la vita di sempre. Non c’era affermazione più sbagliata che potessi fare. A mia difesa però posso dire di non essere l’unico, d’altronde l’indole dell’essere umano è questa: sottovalutare e addirittura sminuire tutto ciò che è diverso e non si conosce. Se ci pensiamo bene chiunque, all’inizio, abbia manifestato un minimo di preoccupazione, è stato deriso e screditato, ha un impatto sociale notevole dimostrare di non aver paura.
 
“Il virus proviene dalla Cina quindi figuratevi se può arrivare qui, in Europa e poi tra tutti i paesi Europei proprio in Italia. Impossibile”. Sembra trascorso un tempo relativamente breve da quando per la mia testa passavano questi pensieri, paradossalmente mi viene da ridere, se penso a dove siamo arrivati. Cosa avremmo potuto fare per prevenire ciò? Difficile da dire, soprattutto per una persona qualsiasi, la cui unica fonte di informazione sono i media. Sicuramente la prevenzione non è mai abbastanza per cui una volta avuta l’informazione dell’esistenza di un virus contagioso sarebbe stato opportuno prendere qualche misura cautelare in più, il motivo per cui non è stato fatto è molto semplice: la coscienza nazionale in quel momento non era in una situazione di allarme perciò è stato considerato inutile renderla tale, l’unica soluzione possibile era quella di “ignorare” il problema, nella speranza che si risolvesse in qualche modo. Anche perché altrimenti si sarebbero creati dei pregiudizi da parte della popolazione che avrebbero reso lo stato troppo allarmista in una situazione di cui non c’era da preoccuparsi. Inutile dire che non è stata la soluzione migliore.
 
Ancora una volta l’ignoranza e la superficialità ci hanno portato sulla strada sbagliata. È una vita nuova quella che abbiamo in mano adesso, le abitudini di una volta sono completamente stravolte soprattutto per noi studenti, la possibilità di non andare a scuola ci ha destabilizzato molto in quanto faceva parte della nostra quotidianità, che è sempre difficile da cambiare soprattutto se ciò implica una cambiamento radicale. “Ancora di salvezza”, è così che mi piace considerare la scuola in questo momento: ci tiene occupati dandoci uno scopo ed una continuità. Si, è un impegno e come tutti gli impegni ci sono doveri da rispettare. Troverei difficile riempiere completamente le mie giornate con qualcos’altro di così costante e formativo e nonostante la situazione, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo principale per noi, ovvero quello di avere un preparazione adeguata, non solo in vista dell’Esame di Stato, io sono un maturando 2020, ma soprattutto per una formazione futura o per entrare nel mondo del lavoro, in poche parole essere pronti per la vita vera.
 
Ho un po’ di nostalgia nel ripensare ai momenti della vecchia quotidianità, la possibilità di vedere e stare con persone è quello che più si fa sentire: tengo molto a questo valore perché è stare in contatto con gli altri ciò che effettivamente ci fa sentire vivi, non per tutti è facile trovare stimoli nell’isolamento. Essere in compagnia di altre persone è la più grande ricchezza che abbiamo perso. È proprio il confronto con i nostri simili che riesce ad arricchirci a livello personale e renderci migliori, adesso siamo costretti ad arrangiarci da soli, non per forza lo dobbiamo considerare un aspetto negativo: con tutto questo tempo a disposizione possiamo riscoprire e reinventare noi stessi. Perché non sfruttare la situazione per sistemare quegli aspetti della nostra vita che non ci piacciono o che abbiamo lasciato a metà?  Abbiamo tutti la possibilità di “resettare” le nostre vite come avremmo voluto, ma abbiamo sempre rimandato adducendo la scusa di non avere tempo.
 
Oramai la domanda è “come ne usciremo?”. Sicuramente molto ridimensionati. Ci sarà un grande cambiamento, più questa quarantena prolungherà e più cambieremo, che porterà con sé anche molte cicatrici: prima eravamo abituati a dare per scontato tutto, anche i piccoli gesti erano privi di significato, ma dopo questa esperienza inizieremo ad apprezzare le piccole cose, le abitudini, la quotidianità e soprattutto inizieremo a valorizzare ancora di più le relazioni umane; perché, in questo caso mi piace ripetermi, sono proprio quest’ultime che modellano le nostre vite.
 
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