Tonya, dal successo agli scandali. Una vita difficile con i pattini ai piedi

Margherita Calestrini

04/04/2018

“I, Tonya” di Craig Gillespie ripercorre la controversa carriera sportiva dell’ex pattinatrice sul ghiaccio statunitense Tonya Harding, la prima ad aver eseguito un triple axel in una gara ufficiale. Attraverso una commedia grottesca, il regista ha realizzato un film biografico che racconta la storia della campionessa, dall’adolescenza fino allo scandalo che la vide coinvolta nell’aggressione a Nancy Kerrigan. La collega era tra i favoriti alle Olimpiadi invernali che si sarebbero tenute nel 1994 a Lillehammer in Norvegia, ma alcune settimane prima dell’evento fu misteriosamente colpita alle gambe. Le indagini rivelarono la colpevolezza del marito di Tonya, Jeff Gilooly, che pagò un uomo affinché mettesse fuori gioco la Kerrigan. Di conseguenza venne accusata anche la stessa Tonya che, nonostante negò un suo coinvolgimento nella vicenda, solo successivamente rivelò di essere stata al corrente del piano. Ad ogni modo la vicenda sportiva divenne un caso mediatico tanto da compromettere l’immagine della stessa pattintrice cui venne proibito continuare la carriera.

Ma la figura di Tonya è sempre stata molto discussa per via anche della sua condotta non propriamente “politically correct”, frutto di una vita travagliata. Cresciuta senza un padre e costantemente denigrata dalla madre, fumatrice incallita e alcolizzata, Tonya non troverà la serenità neanche dopo il matrimonio. Infatti sarà vittima di continue violenze domestiche che andranno a sommarsi a quelle psicologiche causate dalla madre, anaffettiva e ossessionata solo dalla carriera sportiva della figlia. Una donna continuamente abusata: dalla madre, dal marito, dai giudici di gara e dalla stampa, ma che ha trovato nel pattinaggio sul ghiaccio una via d’uscita dalla realtà soffocante in cui viveva e un modo per sentirsi realizzata.

Strutturato attraverso interviste riprese dal documentario del 2014 “The Price of Gold”, il film vede i personaggi rivolgersi direttamente alla telecamera in maniera non convenzionale e spesso surreale. Emergono punti di vista contraddittori ed è impossibile stabilire quale sia la verità. Quello del regista australiano è un lavoro ottimo perché tuttavia riesce a creare un’empatia speciale tra la protagonista e lo spettatore. “I, Tonya” è un film eccezionale soprattutto per le grandi interpretazioni delle attrici. Bravissima è Margot Robbie, la bionda sexy di "The Wolf of Wall Street" di Martin Scorsese, che recita con straordinaria energia riuscendo a conferire al personaggio di Tonya tre immagini, l’eroina, la vittima e la carnefice. Incredibile, spietata e dispotica è Allison Janney nei panni della madre, ruolo che le è valso non solo l’Oscar come miglior attrice non protagonista ma anche altri sette riconoscimenti, tra i quali il Golden Globe. Il film è accompagnato da una fantastica colonna sonora che ricrea perfettamente l’atmosfera anni 80-90, effetto voluto e riuscito grazie anche alla fotografia e ai costumi, sui quali il regista e il suo team hanno lavorato minuziosamente. Un biopic amaro e pungente, che racconta con black humor il successo nella carriera sportiva di Tonya, tanto rapido quanto il crollo che ne seguirà dopo la vicenda Harding-Kerrigan, ma per il quale verrà ricordata per sempre.
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Margherita Calestrini

laureanda in Scienze politiche, grande passione per il cinema e le arti in genere.
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