09/12/2013
Oggi è il gran giorno! Metterò piede a Londra finalmente. Cosa vedrò? Questo è un mistero al momento. Quando decidiamo di affrontare un viaggio, in famiglia non stiliamo mai programmi predefiniti. Conosco persone che prima di partire con il camper definiscono i dettagli di una singola tappa: i chilometri da percorrere ogni giorno, la destinazione di una trasferta, le cose da vedere quando saranno alla meta. Noi non riusciamo a farlo. Al massimo, come in questo caso, stabiliamo che vogliamo sicuramente visitare alcuni luoghi – ed è quel che ho fatto per mettermi sulle tracce di Sherlock Holmes e Arthur Conan Doyle – ma quando, come e perché giungeremo in quei luoghi non riusciamo mai a definirlo. Semplicemente ci mettiamo in viaggio. Abbiamo imparato che improvvisare e deviare dalla strada principale regala squarci imprevisti e maestosi di paesaggio e fa incontrare persone simpaticissime. Regala, insomma, la felicità di sorprendersi, cosa ormai rara nell’affannoso tran tran del vivere quotidiano. È il 9 agosto. Ci mettiamo in moto al mattino presto e da Taplow (è qui che stiamo in campeggio) raggiungiamo la piccola stazione di Slough. Nascosta dietro a palazzoni direzionali di vetro, metallo e cemento non ti aspetteresti mai di ritrovarti all’ingresso di una stazione in puro stile vittoriano. Neanche a volerlo, insomma, mi trovo subito proiettato nell’epoca dove il mio eroe Sherlock Holmes e il suo amico John Watson vissero le loro avventure.
Una linea carica di storia – Da Slough a Londra sono quaranta minuti di viaggio lungo i binari della linea più antica delle ferrovie inglesi: la Great Western Railway. Entrata in attività nel 1838, garantiva i collegamenti tra Londra e il sudovest e l’ovest dell’Inghilterra e con gran parte del Galles. Nel tempo ha assunto diversi appellativi e tutti positivi: "God's Wonderful Railway" (La Meravigliosa Ferrovia di Dio), "Great Way Round" (La Grande Strada) e, quello più famoso, "Holiday Line" (Linea delle Vacanze). La cosa più emozionate però è sapere che stiamo per affrontare lo stesso identico viaggio che nel 1842 celebrò il primo viaggio ferroviario di un regnante inglese. Il 13 giugno la Regina Vittoria si trasferì da Windsor a Slough in carrozza e da qui, in un vagone appositamente allestito, viaggiò in treno fino a Paddington. Su questa linea la Regina Vittoria viaggiò anche durante il Golden Jubilee dell’incoronazione, nel 1887, questa volta partendo direttamente in treno da Windsor. E poi, ancora un’ultima volta, il 1 febbraio 1901, quando il treno trasportò il suo feretro da Paddintgon fino a Windsor. Verrebbe quasi da dire che l’appellativo più appropriato, forse, sarebbe stato quello di “Queen Victoria Line” (La Linea della Regina Vittoria). Ma viaggiare su questa linea, ovviamente, non dà emozioni solo perché fu percorsa dalla sovrana sotto il cui regno visse gran parte della sua vita Conan Doyle e si svolsero la maggior parte delle avventure di Holmes e Watson. L’altra grande emozione è pensare che anche loro – intendo Doyle, Holmes e Watson – sedettero dentro ai vagoni che percorrevano questa linea. I due inquilini del 221B lo fecero almeno quattro volte. Da Paddington partirono per raggiungere Exter (vedi Silver Blaze), Boscombe Valley (vedi Il mistero di Bosmobe Valley), e, in compagnia del loro cliente, per arrivare alla stazione di Reading (vedi L’avventura del pollice dell’ingegnere). Da Paddington, infine, Watson partì per il Dartmoor in compagnia del dottor Mortimer e di sir Henry Baskerville (vedi La maledizione dei Baskerville). E noi sappiamo che, poco dopo, lo stesso viaggio lo affrontò Sherlock Holmes, che nel Dartmoor arrivò in segreto per svolgere le indagini nel più assoluto anonimato. Insomma ricordi, emozioni, sensazioni e pensieri piovono a valanga, si mescolano e a volte si confondono, tanto che per l’eccitazione non ho più la percezione di essere in un treno contemporaneo ma in una carrozza di oltre cent’anni fa.
Benvenuti a Paddington – Sono talmente travolto dal gioco di rimandi e di emozioni che mi rimbalzano in testa che l’ingresso nella stazione di Paddington ha quasi un sapore liberatorio. Finalmente, mi dico, tornerò presente a me stesso. Ma dura poco, giusto il tempo di percorrere un tratto di marciapiede. Quando intravedo la grande hall della stazione e alzo gli occhi al cielo, infatti, ripiombo subito nel gioco di specchi da cui mi sono appena liberato. È che le grandi volte piene di finestroni e le colonne di ferro riportano immediatamente, per chi ha occhi capaci di sognare, alla Londra vittoriana di Holmes. E subito mi ricordo che in una casa vicino a questa stazione, nel 1889, abitava il dottor Watson con sua moglie Mary (vedi i racconti L’avventura del pollice dell’ingegnere e L’avventura dell’impiegato dell’agenzia di cambio). E ci metto un po’ a riscuotermi e a mettere a fuoco il via vai impressionante di persone – studenti, turisti, impiegati, manager, anziani – che corrono in ogni direzione. Verso i binari, verso l’uscita, verso le scale che scendono nelle viscere di Londra e portano ai binari della metropolitana, il mezzo di trasporto che Holmes odiava. E mentre annaspo per uscire da questi pensieri, mi accorgo che mia moglie e le mie figlie non sono più in vista. Succede così ogni volta che precipito nel mondo di Holmes. Poi le vedo farmi cenno proprio all’inizio dello scalone che scende alla metropolitana. Le seguo, ignaro di quale sia l’avventura che mi aspetta. Ma non mi fermo a pensare. Siamo a Londra e dobbiamo scoprire i suoi segreti. E allora, andiamo. Come diceva Holmes, “the game is afoot” (il gioco è cominciato).
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Nato a Siena nel 1964, vive a Prato dall’età di quattro anni. Prima cronista sindacale e politico per diverse testate, poi direttore di un settimanale economico locale, oggi lavora in un ufficio stampa istituzionale. A trent’anni la riscoperta di Sherlock Holmes: la particolarità del personaggi, una concezione del mondo e della vita, l’epoca storica in cui si svolgono i fatti lo affascinano al punto che, quando incontra “Uno studio in Holmes”, l’associazione degli scherlockiani italiani, non può che lasciarsi coinvolgere. Sulla rivista dell’associazione, “The Strand Magazine”, di cui oggi è direttore responsabile, ha pubblicato quattro racconti. Il palio di Sherlock Holmes è il suo primo romanzo.
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