Sui muri di Aleppo l’amore cantato dal poeta Nizar Qabbani

Luigi Oliveto

29/12/2016

I numeri forse non sono aggiornati, ma bastano a indicare la dimensione del dramma che si sta consumando ad Aleppo. Dall’inizio del conflitto siriano sono stati uccisi 23.863 bambini, il numero dei profughi registrati è di 4.807.700, hanno chiesto asilo in Europa 1.177.914 persone, 483.897 vivono nei campi profughi interni alla Siria. È dalla Seconda Guerra Mondiale che non si aveva una crisi umanitaria di tali dimensioni. Ad Aleppo ovunque è distruzione, terrore, fuga. Si è costretti a lasciare le proprie case, la vita, gli affetti che quelle mura racchiudono. E sui muri si scrivono dolorosi addii, messaggi, dichiarazioni d’amore. Ha fatto il giro del mondo la foto di una di queste scritte che citava i versi del poeta siriano Nizar Qabbani: “Amami lontano dal paese della sconfitta e della repressione / Lontano dalla nostra città che è imbevuta della morte”.
Qabbani (1923-1998) è ritenuto uno dei maggiori poeti arabi contemporanei. La sua poesia così luminosa, viscerale, immediata gode di grande popolarità. Quei suoi versi vergati da mano anonima sui resti di un muro si fanno quanto mai toccanti e disperati.
 
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami per settimane… per giorni… per ore…
Amami
Non sono uno che dà importanza all’eternità
Amami… amami… amami… amami… amami…
amami
 
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami senza complessi
Amami per settimane… per giorni… per ore…
Non sono uno che dà importanza all’eternità
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Vieni… vieni… vieni… vieni…
Vieni e cadi pioggia sui miei deserti assetati
e fondi come cera nella mia bocca e impastati nelle mie parti
Amami… amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami nella mia purezza e nei miei sbagli
E coprimi soffitto di fiori
Boschi di Henna
Sono un uomo senza destino
Sii tu il mio destino
Oh… amami…
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami senza complessi
Estenditi nelle linee delle mie mani
Amami… amami… amami… e non chiederti come
 
Non balbettare dalla vergogna
E non avere paura
Amami… amami… amami… e non chiederti come
Non balbettare dalla vergogna e non avere timore
Sii il mare ed il porto
Sii la terra e l’esilio
Sii il ciclone
Sii la tenerezza e la violenza
 
Oh amami mia tortura
Fondi nella passione come me come desideri
Amami lontano dal paese della sconfitta e della repressione
Lontano dalla nostra città che è imbevuta della morte.
 
[da Crestomazia araba, a cura di Roudha Mediouni e Daniela Amaldi, trad. di Elena Rossi, Istituto per l’Oriente, 2009]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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