14/06/2012
Era il 1970 quando a Parigi un gruppo di donne, consapevoli e ironiche circa la condizione femminile, andarono a depositare ai piedi dell’Arc de Triomphe una corona di fiori “in onore della moglie ignota del milite ignoto”. La composizione floreale faceva pendant con un’altra che portava la scritta: “Metà degli uomini sono donne”. In tanto solenne sarcasmo il messaggio era chiaro: esiste una storia di donne non solo vissuta all’ombra di quella dei maschi, ma autonoma, capace di aver creato eventi, relazioni sociali, trasformazioni. Ciò che è stato ignorato è comunque accaduto. Quanto si è tenuto nascosto è però esistito. Se pur con notevole ritardo culturale, si è così iniziato – almeno da qualche decennio – a sviluppare sul tema una storiografia di indubbio interesse e ricca di sorprese, che spesso muove da ricerche di ambito locale, ma il cui significato raggiunge conclusioni di carattere universale. Una testimonianza in tal senso è rappresentata anche dal recente libro “Una città al femminile. Protagonismo e impegno di donne senesi dal medioevo a oggi”, a cura di Aurora Savelli e Laura Vigni (Nuova Immagine Editrice) in cui sono raccolte le conferenze (“Siena al femminile”, era il titolo del ciclo) tenute tra l’ottobre 2010 e il marzo 2011.
Donne emancipate - Da quelle pagine emergono dunque storie e Storia a rivelare che la cosiddetta ‘civiltà senese’ o tanto meno certi inconfondibili tratti identitari di una città, tali sono anche per il contributo dato da figure femminili di forte personalità, intelligenza, passione, sensibilità.
Si comincia con il saggio di Isabella Gagliardi dedicato a santa Caterina. La ragazza di Fontebranda il cui carisma profetico risulta quasi spiazzante per come sapesse unire misticismo e impegno ‘politico’. Pressoché inedito lo spaccato che offre Elena Brizio sui protagonismi femminili dalla fine del Quattrocento alla caduta della Repubblica: estreme erano le differenze sociali e le condizioni economiche, ma donne nobili e donne del popolo sono presenti sulla scena cittadina in forme che sembrano apparire molto più emancipate rispetto ad altre realtà quali, ad esempio, Firenze e Venezia. Sempre di ambito cinquecentesco è la ricerca di Irene Fosi tra i carteggi di Sulpizia Petrucci (figlia del noto Pandolfo, andata in sposa a Sigismondo Chigi e quindi cognata del banchiere Alessandro), Laura Marsili (madre del futuro papa Alessandro VII) e Berenice della Ciaia (moglie del fratello dello stesso Alessandro VII). In un intreccio tra sfera pubblica e privata è davvero sorprendente notare il ruolo ‘diplomatico’ e ‘politico’ svolto da queste donne nel difficile compito di ricucire contrasti, mantenere equilibri all’interno e fuori della famiglia.
Mistiche e letterate - Torna la dimensione spirituale (ma non solo) nel capitolo di Adelisa Malena che prende in esame alcune mistiche del Seicento, sconosciute ai più: Passitea Crogi, Caterina Vannini, Francesca Toccafondi, Barbara Squarci. Testimoni di un modello mistico ‘rivisto’ dalla Controriforma ed imperniato soprattutto sulla disciplina a discapito della profezia, che non era ritenuta cosa da donne. E nonostante la Controriforma, che si impicciò pure “della pericolosa conversazione con le donne, ò poco modeste, ò ritirate, ò cantatrici, ò Accademiche”, lo scritto di Maria Pia Paoli racconta quanto sia stata vivace e prolifica, tra il XVI e XVIII secolo, l’attività delle letterate senesi, spesso presenti in circoli, accademie, veglie. Come racconta Laura Vigni, cultura, letteratura, politica avrebbero inoltre trovato alimento nei salotti settecenteschi di Violante Chigi Zondadari, Faustina Sergardi, Porzia Sansedoni, Teresa Regoli Mocenni. In quelle ovattate stanze, ritrovo di intellettuali e menti libere, veniva discusso di tutto e (perché no!) spettegolato su tutti.
Signore pallide e superbe - A chi poi voglia farsi un’idea di quale fosse lo sguardo ‘esterno’ con cui erano osservate le donne senesi, risulterà utile l’excursus svolto da Roberto Barzanti in tema di “Donne e Madonne nei resoconti dei viaggiatori”. Impressioni su cui prevale il singolare fascino delle senesi, le quali a detta di Edward Hutton, viaggiatore di fine Ottocento, non hanno uguali in Italia, “signore pallide e superbe, che al crepuscolo passano e ripassano su e giù per via Cavour con la madre o con il marito, o con una piccola, tracagnotta cameriera come compagna e protezione”. Parla invece di “centralità marginale” Aurora Savelli, affrontando l’argomento delle donne nelle contrade di ieri e di oggi e non mancando di evidenziare “una disparità evidente tra il contributo che le donne hanno dato e danno all’istituzione e quanto esse hanno ricevuto e ricevono in termini di pienezza di cittadinanza contradaiola”. Un essere, appunto “in un centro marginale” che però è anche la forza di un’appartenenza alla contrada per certi aspetti molto più salda e continuativa di quella maschile, sottoposta, quest’ultima, a spostamenti bruschi, ad andate e ritorni.
Una coscienza politica - Sono affidate a Gabriella Rustici le pagine che vertono su “Mutualismo e impegno politico”, ovvero l’associazionismo femminile di fine Ottocento e inizio Novecento. Esperienze di grande significato che muovendo dal filantropismo e attraverso una crescente coscienza sociale, costituirono le premesse ai successivi movimenti di emancipazione e rivendicazione femminile. Così come la seconda guerra mondiale e la Resistenza – di questo tratta lo scritto di Patrizia Gabrielli – portarono, da parte delle donne, a concretizzare in azioni sociali quanto una maturata consapevolezza politica andava sollecitando. Completano il libro tre testimonianze: di Maria Talluri sull’impegno messo in atto da alcune donne senesi contro il nazifascismo e a difesa degli ebrei; di Mauro Barni, che ricorda la dedizione femminile nell’allora “Siena città ospedaliera”, tra il 1940 e la fine del 1943, per l’assistenza sanitaria, morale e materiale delle migliaia di soldati; di Bruna Losi, dattilografa e staffetta partigiana che non intese aspettare comodamente gli alleati “con le mani in mano”. Dai variegati profili femminili che il libro propone – siano essi di tratto aristocratico, borghese o plebeo – risalta, comunque, un loro ‘carattere’ comune che è somma di forza, tenerezza, tenacia, grinta, acume e che a ben pensarci è consustanziale all’indole stessa di questa città. Fino a pensare che Siena sia donna.
Articolo pubblicato su Il Corriere di Siena lunedì 11 giugno 2012
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Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...
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