23/04/2010
Quando l’ho conosciuto era solo un tranquillo signore inglese cui piaceva abitare nella campagna senese, conducendo una piccola azienda agricola. I suoi più stretti collaboratori lo chiamavano affettuosamente il Capitano. Per caso mi fece partecipe delle sue disavventure durante la Seconda guerra mondiale. Incuriosito gli chiesi di farne oggetto di una specie di diario a ritroso; e lui si mise a scrivere appunti che, puntualmente, mi faceva trovare una volta per settimana sulla mia scrivania e che altrettanto gli restituivo battuti a macchina per le doverose correzioni. Con l’intento di farne oggetto di una piccola pubblicazione perché certi fatti “poco noti” fossero resi noti. Ma non ce n’è stato il tempo per una serie di ragioni, compreso il fatto che il mio amico nel frattempo ritenne di andarsene così, in silenzio, come era vissuto, unendosi ai molti suoi compagni di “avventura”.
Per "caso" nelle Special Force inglese - Henry Boutigny, il mio amico, si trovò, sempre “per caso” come sosteneva con sottile ironia, giovane soldato appena reclutato a far parte del reparto greco del MO4, lo Special Operations Executive del Cairo, durante l’evacuazione dall’Isola di Cipro nel 1941, sotto l’incessante bombardamento tedesco. Subito dopo si trovò nel reparto jugoslavo prima di essere trasferito in Italia nel febbraio del 1943. Superato un periodo di “sano” addestramento in Scozia, approdò in Sicilia, senza copertura militare, con il compito di preparare lo sbarco alleato. E, dopo una serie di avventure sempre a lieto fine e con poco risultato, come sosteneva sornione il mio amico, ed un girovagare per tutto il Mediterraneo, fu Caporale, poi Sergente, quindi Ufficiale del Field List. E sbarcò a Salerno nello Special Force. Poi, Ufficiale di Stato Maggiore, fu a Monopoli e a Siena nel 1945, sciogliendo il SOE, la n. 1 Special Force Italian, subito dopo la resa del Giappone.
Alle dipendenze di Winston Churchill - Potrebbe ricordare la trama di uno dei tanti film di azione e guerra, ma non è così, perché il mio buon amico Henry, a parte scrivere i suoi “ricordi”, quasi un “diario a memoria” su quei piccoli fogli di quaderno a quadretti, certe notizie “poco note” , inedite, me le ha personalmente raccontate ad una ad una. Lo Special Operations Executive (ovvero il SOE), venne fondato e rimase sempre alle dirette dipendenze di Winston Churchill con lo scopo di “tot set Europe allaze”, cioé “ mettere in fiamme l’Europa”. In Italia la n. 1 Special Force, aveva lo scopo di prendere contatto con i gruppi della Resistenza, senza tenere conto della loro appartenenza politica, per promuovere azioni disturbo e sabotaggio contro le truppe di occupazione tedesca. Un lavoro delicato e determinante ai fini dei risultati positivi della guerra, prima con gli sbarchi alleati in Sicilia, a Salerno, Anzio, il superamento della linea Gotica e quindi la Liberazione dell’Alta Italia. Quel lavoro era puntualmente preparato da questi “ragazzi” giovanissimi e perfettamente addestrati ad assumere qualunque iniziativa che, a prezzo di alti rischi e spesso con il sacrificio della propria vita, si assumevano l’incarico di prendere contatto, di nascosto, senza il riconoscimento dello status militare, con le forze della Resistenza.
Dick Mallaby, un vero eroe - Il mio amico mi parlò spesso di un suo compagno nel SOE, da lui definito “un vero eroe”, Dick Mallaby. Mallaby, impiegato come operatore radio nelle operazioni dello Special Force, scelto per la sua perfetta conoscenza dell’italiano, anzi del toscano perché senese di adozione, coadiuvato dalle “ragazze” del Fany (First Aid Nursing Yeomanry, il primo dei servizi volontari inglesi femminili che assicurava la stabilità delle comunicazioni radio da Algeri), fu il primo inglese paracadutato in Italia. Questo avvenne nell’agosto del 1943 durante le operazioni di sbarco alleate in Sicilia sul lago di Como con l’incarico di prendere contatto con i locali membri della Resistenza. Il lancio alla cieca, fu un vero fallimento perché in contemporanea erano avvenuti intensi bombardamenti della RAF su Milano e Torino che fecero rifugiare buona parte della popolazione proprio verso il lago. I fasci di luce delle contraeree avvistarono subito il paracadute che sarebbe dovuto scendere silenziosamente nel buio della notte. E così il povero Mallaby venne fatto prigioniero dalla milizia italiana. Come operazione militare fu un autentico fallimento, ma “come mossa politica - diceva il mio amico - fu però un grande successo”.
Le trattative segrete per l'armistizio dell'8 settembre - “In quel periodo, l’Italia e gli Alleati erano impegnati nelle trattative segrete che alla fine sarebbero sfociate nell’armistizio dell’8 settembre. Dick mostrò grande forza e coraggio: fu paracadutato in abiti civili e falsi documenti italiani e, privo dello status ufficiale di prigioniero di guerra, fu sottoposto a maltrattamenti, per usare un eufemismo e picchiato brutalmente perché svelasse la sua vera identità ed i suoi contatti”. Quando - continua Boutigny nei suoi ricordi - fu si capì che Dick era radiotelegrafista ed era in possesso del codice di comunicazione gli vennero affidati i canali ufficiali (anzi, non ufficiali) per lo scambio di vedute che culminarono con l’armistizio. Gli furono fatte “clandestinamente” passare le linee del fronte per stabilire gli opportuni contatti con gli Alleati per i definitivi negoziati per l’armistizio italiano. Dick Mallaby venne così utilizzato dagli italiani per trattare segretamente le condizioni della resa agli Alleati, facendo da tramite tra il generale Badoglio ed il comando Alleato ad Algeri. Prova ne sia che quando Badoglio ed il Re d’Italia Vittorio Emanuele III si ritirarono a Brindisi, Mallaby era con loro. Sebbene altri, come sempre succede in queste occasioni, avrebbero assunto “ufficialmente” il merito dell’operazione. Dick Mallaby sarebbe poi morto nella sua casa di Asciano, nelle crete senesi, pochi anni fa, e nessuno ha mai conosciuto questo suo straordinario ruolo giocato in una fase cruciale della guerra e della storia d'Italia. Ma questa è un’altra storia.
La Resistenza non fu fatta solo da comunisti - Dal suo osservatorio “privilegiato”, il n. 1 Special Force, il mio buon “Capitano”, mi confidò nello scorrere delle sue immagini di quella “linea d’ombra” che rappresentò il vasto e variegato mondo della Resistenza che, per sua esperienza, spesso “è stato travisato moltissimo della storia di quel periodo, specialmente da parte della sinistra italiana che ha voluto far credere che la Resistenza fosse solo di matrice comunista”. “In realtà questo non fu vero. I partigiani in realtà erano di tutte le estrazioni: c’erano le bande del partito d’azione, i socialisti ed i cattolici, le formazioni garibaldine, gli alpini, i bersaglieri. Certamente non erano tutti comunisti”.
Gli inglesi a Siena - Nei primi mesi del 1945, da ufficiale di Stato Maggiore, mr. Boutigny passò dalla sezione di Napoli a quella di Monopoli e la n. 1 giunse a Siena. “Avevamo scelto di spostarci in Toscana perché era una posizione strategica per il nostro lavoro”. Si stava cercando lo sfondamento della Linea Gotica ed è ormai nota la visita alle truppe inglesi di Churchill a Siena. Fra i tanti inediti delle “linee d’ombra” che hanno contraddistinto i rapporti fra tutte le forze della Resistenza e gli uomini scelti alle dirette dipendente del War Cabinet inglese a capo del quale vi era lo stesso Primo Ministro, è opportuno qui ricordare, per la cronaca, un “inedito” tutto senese. “Il quartier generale inglese era ospitato a Siena nel convento di piazza sant’Agostino (oggi sede del Liceo Classico) e nella primavera del ‘45 le Contrade vennero a chiederci di poter correre il Palio di luglio. E noi – raccontava sorridendo Henry - con piacere acconsentimmo. Poi tornarono di nuovo a chiederci di correre la “Carriera di agosto” e noi acconsentimmo di nuovo. A settembre, con la resa del Giappone, acconsentimmo ancora a correre un Palio straordinario della pace”. E quella volta, proprio il mio buon amico Henry sfilò in piazza del Campo in testa al corteo con gli ufficiali inglesi e le forze alleate.
leggi anche:Da Il Cairo a Siena, diario di un viaggio tra Europa e Mediterraneo
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