Quel giorno di 150 anni fa quando la Toscana scelse di fare l'Italia

Michele Taddei

11/03/2010

Fu una splendida giornata primaverile quell’11 marzo di 150 anni fa. Ovunque, in Toscana, il sole accompagnò migliaia di cittadini a votare tra la monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II od un generico regno separato. Il primo referendum della storia moderna, chiamato in seguito semplicemente plebiscito. Ancora oggi nelle facciate di molti palazzi comunali toscani si trova affissa la lapide-proclama che ne annunciava i risultati.

A quello storico voto erano chiamati tutti i maschi adulti, a qualunque censo appartenessero, ricchi o poveri, contadini o aristocratici cittadini. La gestione del voto fu minuziosa, le disposizioni liberali. Venne assicurata la libertà di stampa e la propaganda ammessa per tutte le fazioni, clericali, bonapartisti, democratici, granduchisti, mazziniani. Nelle campagne risuonava lo slogan “chi non vota non pota”.

Regista di quella giornata, che segnerà per sempre la perdita dell’autonomia della Toscana che giusto un anno avanti (27 aprile 1859) aveva cacciato il Granduca Leopoldo II, fu il barone Bettino Ricasoli.
“Gli intendenti agricoli – scrisse in quei giorni – andranno a votare a capo dei loro amministrati, il più influente proprietario rurale a capo degli uomini della sua parrocchia, il cittadino più autorevole a capo degli abitanti di un quartiere, condurranno gli eletti alle urne in file sempre disciplinate. In testa sarà la bandiera italiana”.

Tutto doveva svolgersi ordinatamente, dunque. E le cose andarono proprio così; i toscani avevano ritrovato l’antico senso civico e, di fronte alla storia, sapevano come comportarsi. Questa la cronaca della giornata, per voce dei corrispondenti locali, i prefetti: “Città in festa e imbandierata” (Livorno), “Grande, ordinato, dignitoso concorso alla votazione. Le mene di pochi tristi sventate e disprezzate anche dai più idioti” (Lucca), “Contadini salgono numerosi con bandiere salutati dai volterrani” (Volterra), “I popoli della campagna vengono distinti parrocchia per parrocchia, con bandiere spiegate, e alcuni con il parroco alla testa” (Barga in Garfagnana), “Vengono numerosissimi a votare, ancora i campagnoli con bandiere spiegate. Tutto procede ordinatamente e solennemente. Il parroco di San Quirico d’Orcia, arcidiacono Ceccarelli , è stato arrestato e incarcerato per contegno reazionario” (Montepulciano), ”La votazione prosegue tranquillamente e con dignità” (Prato), “Affluenza calma, dignitosa; tranquillità e ordine il più perfetto” (Pontedera), “Per rapporto agli ordini non schede palesi, non tripudio, ma solo entusiasmo, senza scapito dell’ordine e della completa libertà. Il clero in numero di 50 circa si è portato a votare in corporazione, ma senza apparato. Tutto assicura eguaglianza di condizioni nella campagna” (Pistoia), “La città è imbandierata e in festa. Numerosi drappelli di campagnoli accorrono a rendere il loro suffragio e porzione alla loro testa con la bandiera nazionale. Anche alcuni sacerdoti e parrochi sono venuti a votare alla testa de’ loro popolani ed è notevole che il decrepito giubbolato parroco Ottaviano Garzi di Montecchio d’anni 89 ha voluto esser condotto in legno e si è fatto trasportare in poltrona per render esso pure il suo suffragio. Il quale atto è stato accolto dalla popolazione con applausi. L’ordine è perfetto” (Cortona), “Votazione procede magnificamente. Si sono vedute andare in ogni sezione masse di campagnoli guidati dai rispettivi padroni o agenti a rendere il loro suffragio. Tutto va con grande ordine e dignità” (Sinalunga), “Hanno desiderato assistere alternativamente alla votazione un americano, un inglese e uno spagnolo. L’americano si è mostrato tanto soddisfatto che uscendo ha offerto un francescano per la soscrizione dei fucili ed ha soggiunto di render nota la di lui soddisfazione col mezzo di un giornale del suo paese” (Firenze) , “A Siena 5617 favorevoli all’unione, 68 per un regno separato, 40 annullate. La città è nel più grande entusiasmo” (Siena), “Tutto ammirabilmente bene. Grande il concorso. A 100 e 200 per volta, con bandiere, ma bene ordinati e guidati da capi, con gravità e assoluto silenzio, più che ad una religiosa processione. Capi fabbrica conducono i lavoranti. I fattori, i contadini. Più non può desiderarsi. Anche il bel tempo arride. Pisa pavesata a festa” (Pisa). Qualche ora dopo lo stesso prefetto pisano potrà annunciare: “terminato lo spoglio dei voti. Pubblico silenzioso ed in ansietà durante l’operazione, prorompe in fragorosi viva alla proclamazione” (Pisa).

Poi, il 15 marzo, la Corte di Cassazione convalida i risultati. A darne l’annuncio dal balcone di palazzo Vecchio Enrico Poggi, il ministro Guardasigilli. “Toscani concorsi a dare il voto 386.445”, grida. Poi, preso dall’emozione per l’immensa folla in piazza della Signoria, si prende il tempo di inghiottire. “Voti per l’unione alla monarchia costituzionale 366.571; Voti per il regno separato 14.925; voti nulli 4.949”. L’effetto percepito dalla piazza lo raccontò mirabilmente sulle colonne de La Nazione, Carlo Lorenzini, alias Collodi: “All’apparire del ministro sulla terrazza, si fece istantaneamente un silenzio, intero, profondo, religioso, qual si conviene al compimento dei grandi riti. Giunta la lettura alla cifra dei votanti per l’unione scoppiò un grido di universale esultanza. La cifra dei 14 mila dissenzienti fu accompagnata da una risata prolungatissima e clamorosa, come le risate degli eroi di Omero”.

Per Firenze e la Toscana quello fu e rimane un gran giorno di festa. Merito soprattutto di quel Barone fiorentino che centocinquant’anni fa, con ferrea volontà, convinse un popolo a seguirlo. “Questa Italia deve a lui in gran parte l’esistenza sua; forse la deve a lui in più gran parte che a qualunque altro”, è il riconoscimento postumo che gli verrà dedicato.

Pubblicato su La Nazione - cultura e spettacoli - 11 marzo 2010

Tratto da Siamo onesti! Bettino Ricasoli il barone che volle l'unità d'Italia (Mauro Pagliai editore)

Leggi anche Il Quarantotto a Siena. L'unità d'Italia iniziò con gli universitari a Curtatone e Montanara

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Michele Taddei

Michele Taddei, giornalista, si occupa di comunicazione pubblica, socio fondatore di Agenziaimpress e Primamedia. Ha pubblicato “Siamo onesti! Bettino Ricasoli. Il barone che volle l’unità d’Italia” (Mauro Pagliai editore, 2010), "Scandalosa Siena" (Edizioni Cantagalli, 2013), "Cuore di Giglio" (De Ferrari editore, 2016), Siena bella addormentata (Primamedia editore, 2018), "Steppa...

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