Parole passate a fil di preghiera

Massimiliano Bellavista

11/04/2020

Uno si affaccia alla finestra.
Uno passeggia con un libro ma non lo apre mai.
Uno dorme.
Uno si curva a veder crescere un fiore.
Uno grida di fermarsi.
Uno di non andare mai troppo oltre sé stessi.
Un altro si mette un dito in bocca
e poi lo agita come la forcella del rabdomante
in cerca di una vena di vento.
Un altro accende un fuoco
Ma in realtà vorrebbe solo conservarsi una torcia per la notte
Un bivacco per i suoi incubi.
Un altro non fa che dondolarsi
modulando nel vento una nenia sottile
seduto con le gambe incrociate sembra Giona
fuori dalla balena
o forse un sasso ben levigato dal tempo
 
Io per conto mio
sto col carro di Tespi dei miei due Bodhisattva della poesia e della compassione.
E prego.
E auguro a tutti e a nessuno.
Ma non come vi immaginate.
 
 
Perché la preghiera
è come una lettera o una porta
può essere solo aperta o chiusa
ma non tutte e due allo stesso tempo
La preghiera è precaria come un paio di scarpe
per sua stessa natura
ciò che ti calza a pennello oggi potrà farti molto male domani. 
La preghiera fosse una misura
farebbe sempre uno
fosse una grandezza
sarebbe una costante
fosse un'equazione sarebbe indeterminata 
fosse una scala cartografica
sarebbe uno ad infinito
perché la preghiera se è buona riduce tutto a un punto
 
Un punto è la nascita un punto è la morte
un punto è inconoscibile
la linea a tratteggio
ce la mettono sempre e solo gli altri
ed è sempre opinabile.
 
La preghiera quanto al suono
assomiglia a un silenzio scandito da un tamburo
Dolci le udite melodie, più dolci
le non udite; dice ironico Keats,
uno dei miei due Bodhisattva
 
La preghiera come la poesia
Passa le parole a fil di spada
Ti insegna a respirare
E solo se sai respirare bene
Capisci il suo significato
 
La preghiera fosse una bandiera
sarebbe sempre spiegata
tutta bianca come un a vela oppure quella dei pirati
la preghiera è un corpo sempre nudo
e quanto agli organi
assomiglia a un polmone
etereo e senza peso 
ma capace di gonfiarsi di niente
e accontentarsi anche solo di un po' d'aria per volta.
 
La preghiera fosse un edificio
potrebbe essere una bettola oppure un tempio
mentre lo progetti e lo costruisci
non sai bene chi lo commissiona e chi lo abiterà
 
La preghiera fosse un vestito
sarebbe una giacca da viaggio 
di quelle resistenti e con molte tasche
 
La preghiera fosse un insulto
sarebbe sempre da denuncia
fosse una pianta poi sarebbe l’edera
non può salirsene in alto senza appoggiarsi a qualcosa
 
 
La preghiera 
non è né laica né religiosa
è un aquilone di parole lanciato dalla terra ai sogni,
dalle croci al cielo e viceversa
 
 
Fosse una lista
sarebbe assai lunga e sempre scritta a matita
per poter tornare a correggere gli errori
e fosse un numero invece sarebbe il tre 
e se invece fosse un carattere
forse sarebbe la timidezza 
 
La preghiera fosse una lingua
non sarebbe né morta né parlata
ma solo sconosciuta
Fosse un gioco
Sarebbe certo d’azzardo
La preghiera
Non è mai senza al rischio
 
La preghiera fosse un'arma
sarebbe un sasso lanciato da una torre e o forse un missile intercontinentale
perché le parole hanno lunga gittata
perché chi prega ha bisogno di una traiettoria
e poi in fondo, in fondo
vuole colpire qualcosa
ma ha solo un'idea remota di chi colpirà
 
Ma in fondo
 
È tutto quel che oggi ci resta 
è un rosario di sale nelle mani
quando il mare è già alle spalle
 
Mi siedo
Uno mi guarda
Uno chiude una finestra.
Carol Ann Duffy il mio ultimo Bodhisattva
Prima di lasciarmi mi dice
Some days, although we cannot pray, a prayer
utters itself. So, a woman will lift
her head from the sieve of her hands and stare
at the minims sung by a tree, a sudden gift.

Some nights, although we are faithless, the truth
enters our hearts, that small familiar pain;
then a man will stand stock-still, hearing his youth
in the distant Latin chanting of a train.

Pray for us now. Grade 1 piano scales
console the lodger looking out across
a Midlands town. Then dusk, and someone calls
a child's name as though they named their loss.

Darkness outside. Inside, the radio's prayer -
Rockall. Malin. Dogger. Finisterre.

Uno che sembra avermi letto in testa
l’unico che non conosco
si alza dalla panchina e solleva una mano
e poco prima di chiudere la porta
dalla penombra mi fa i suoi auguri.
L’augurio stesso è una preghiera- Mi dice
 
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Massimiliano Bellavista

Massimiliano Bellavista
Massimiliano Bellavista è consulente di direzione, blogger (www.thenakedpitcher.com) e docente di Management strategico presso l’Università di Siena. Vincitore di premi letterari, suoi racconti e poesie sono pubblicati su riviste e antologie. Scrive una rubrica fissa per la rivista stroncature.com. Tiene regolarmente seminari di scrittura e in merito alla valorizzazione ed alla comprensione del libro antico come bene letterario e culturale. A Siena anima la scuola di scrittura Recensio. Riguardo alle sue opere di narrativa, poesia e management, pubblicate in italiano ed in inglese, tra le più recenti ricordiamo: Le reti d’impresa (Franco Angeli, 2012); Anatomia dell’invisibile (Tabula Fati, 2017); L’ombra del Caso (Il Seme Bianco 2018) e The Naked Pitcher (Licosia 2018); Dolceamaro (Castelvecchi 2019); Marketing e management degli impianti sportivi (Azzurra 2019); Vertical Farming (Licosia 2019)
 
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