30/07/2013
Ho avuto modo spesso di lavorare con enti pubblici o istituzioni ma raramente ho trovato organizzazione ed entusiasmo pari a quello di Forme nel Verde, una delle prime mostre di scultura all'aperto, che esiste da 40 anni, e che mantiene inalterata nei suoi organizzatori la stessa passione, correttezza e motivazioni profonde, che rincuorano coloro che si devono confrontare con quei meravigliosi spazi per esporre le proprie opere. Questa collaborazione appassionata e voglia di far bene, trovata nelle persone che mi sono state vicino per questa esposizione, si è mescolata alla mia gioia di essere stato invitato come protagonista di questa edizione, rafforzando così, forse, quella comune radice che spinge noi del contado sempre ad onorare al meglio gli impegni presi ed a cercar di far bella figura davanti agli ospiti, gli amici, i colleghi, i forestieri che visitano la nostra terra. Visitatori che trovano qui le porte aperte, che possono godere gratuitamente di questa bellezza, di questa grande bellezza direi, degli Horti, del Palazzo, delle Terme, sempre visitabili liberamente, ed anche questo è un segno di civiltà e di gestione organizzata dei beni, che invoglia senz'altro a tornare. Inoltre, forse non tutti sanno della bella collezione di sculture di grandi maestri che il Comune di San Quirico possiede, alla quale auspico presto una valorizzazione e una catalogazione.
Per tutto questo, mi complimento personalmente e ringrazio il Sindaco di San Quirico d'Orcia Roberto Rappuoli, e soprattutto l'assessore Mauro Taddei che mi ha inviato ad esporre e con il quale ci conosciamo da più di 25 anni, instancabile organizzatore che ha seguito passo passo ogni fase dell'allestimento del trasporto, della diffusione della mostra, rassicurandosi giornalmente che tutto procedesse bene. Ringrazio Virginia Pecci e tutta l'organizzazione di Forme nel verde, sentendomi onorato di tale invito e dell'attenzione prestata. Grazie di cuore tutti gli intervenuti, i colleghi artisti, chi viene da lontano. Ringrazio l'arch. Paolo Mazzini che è qui in veste di rappresentante del Comune di Siena, persona attenta alla cultura, e sono certo che potrà vedere in ciò che è stato realizzato, un motivo di esempio, piccolo ma intenso, di come sia auspicabile un rapporto più stretto tra il contado appunto e la città, anche in campo culturale, anche nell'ambito degli artisti che lavorano e vivono nella nostra terra, e che devono essere i protagonisti della cultura artistica senese, troppo spesso affidata ad altri, anche in funzione della candidatura di Siena capitale della cultura 2019.
Ringrazio gli amici che mi hanno affiancato in questa avventura: Gianni Maccherini, Laurentiu Craciuna, Alessandro Bellucci, Mirco Ferretti, Bruno Bruchi, Antonio Minucci, Francesca Milanesi, Simone Anselmi, Daniele Borri, Loris Ray. Un ringraziamento particolare a Margherita Anselmi Zondadari e alla sua Famiglia. Ringrazio l'azienda Caparzo di Montalcino e Cotto Senese di San Quirico e Terrecotte Benocci di Sinalunga. L'Associazione Arte dei Vasai Onlus e l'associazione Officina delle Arti di Siena. Viva gratitudine va ai ceramisti Marcello Mannuzza e Guido Garbarino e al musicista Romano Pratesi per la performance.
Era circa il 1680 quando il Cardinale Flavio Chigi mise a la Fonte della Vena alcune manifatture di ceramiche chiamando a San Quirico maestri ceramisti e pittori forestieri, che per circa 150 anni produssero oggetti di gran pregio non per la vendita ma per l'uso della famiglia e per i regali diciamo istituzionali. Si potrebbe leggere 2013, se in questo senso si intende il ritorno oggi della ceramica a San Quirico d'Orcia, con una mostra a lei dedicata, alla terracotta e alla terra dalla quale si cava. Riportando nelle sale di Palazzo Chigi le ceramiche d'uso e quelle d'invenzione, si rincorre l'obbiettivo di ristabilire un equilibrio tra una terra, appunto, che non rappresenta solo bellezza e nutrimento, ma anche, toccandola, la sua primordiale capacità di diventare un qualcos'altro, argilla, che se cotta è capace di costruire le nostre case o la scodella dove si mangia. Questo tema, ha trovato negli amministratori del Comune di San Quirico un interesse vero, che costituisce un primo mattone, è il caso di dirlo, per un progetto più ampio e duraturo per l'espressione artistica e artigianale legata alla ceramica.
Il giardino è diventato il “Giardino della Conoscenza”, dove si raccolgono lettere, numeri, simboli gesti, viaggi, l'uomo nelle sue espressioni, le piante e alcuni temi allegorici e mitologici tratti dagli affreschi del Palazzo Chigi, ricostruendo così un legame tra quelle sale e questo curioso giardino staccato dal palazzo. Bizzarria ed invenzione che ha mosso anche l'intervento galleggiante di Bagno Vignoni con una immaginaria caduta di stelle e meteore cariche di messaggi simbolici nella vasca termale. Per ricordare il luogo dell'antica manifattura anche alla Fonte della Vena è posta una installazione come memoria.
Abbiamo lavorato sodo, cercando di proporre nel migliore dei modi le installazioni e la visione delle opere, confrontandosi con quei luoghi già di per se meravigliosi, non in duello con essi, ma come direbbe Monsignor Gianfranco Ravasi, in duetto, cioè ognuno con il suo timbro; uno con il fascino di forme antiche, l'altro con l'accento spensierato del contemporaneo, sempre però nella ricerca di una armonia all'unisono. E peccando di presunzione, posso confessare che l'immagine della Madonna di Vitaleta, che si conserva nella chiesa di San Quirico d'Orcia, che splende nel suo candore dello smalto nobile di Andrea della Robbia, ha dettato, non tanto il candido intervento delle maioliche nel giardino, ma soprattutto un atteggiamento di gioia nel realizzare gli interventi, una vita leta, cioè vita lieta, di soave creatività, dove la leggerezza di cui parla Italo Calvino è stata parte integrante dell'agire dell'artista.
La stessa leggerezza di vita lieta che da queste parti modella il paesaggio, le architetture, gli alberi, la gente, il parlare, tutti plasmati da una mano virtuosa o meglio da una forza estetica spontanea e creativa quasi senza volontà.
*Il testo è stato letto da Carlo Pizzichini nel corso della inaugurazione a San Quirico agli Horti Leonini domenica 28 luglio 2013 (vedi photogallery)
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