La verità nello specchio. I racconti di Elisa Mariotti oltre i luoghi comuni
14/07/2020
“La verità nello specchio e altri racconti” è il titolo dell’elegante opera della scrittrice senese Elisa Mariotti con la copertina di Caterina Angelica e la prefazione di Francesco Ricci. Un volume in cui traspaiono la sensibilità femminile e la capacità narrativa di una scrittrice che riesce ad essere realistica senza mai perdere la poeticità. Una manciata di racconti che toccano temi importanti senza retorica, ma con una scrittura asciutta, attraente, svuotata dai fronzoli e accompagna i lettori in incursioni interiori che toccano l’impercettibile e il misterioso attraverso il percettibile e il visibile.
Così si asciugò le lacrime, che nel frattempo le erano scese senza fare troppo rumore e fissò il suo viso invecchiato nello specchio, perdendosi per un periodo interminabile negli occhi privi di luce di quell’immagine riflessa. Le trame si intessono attraverso una descrizione accurata dei dettagli mentre Elisa ci parla del dolore, del bullismo, delle relazioni usando una terminologia chiara come nel racconto intitolato: Vittima e carnefice, dove porge l’orecchio all’ascolto attento di chi subisce prepotenze. Lo fa in maniera discreta, senza pruderie o pietismi e cercando anche la ragione dei persecutori, animali feriti che preferiscono tirare zampate piuttosto che affrontare il proprio dolore. Elisa, con una sensibilità tutta femminile, é capace di entrare nel dolore dell’uno e di esprimerne i vissuti: Ricordo per filo e per segno ogni torto subito, ogni insulto ricevuto, ogni livido sulla schiena che a volte mi costringeva a dormire bocconi. Ho ancora in mente ogni faccia che assisteva a quelle scene, ogni ridata che si confondeva con le altre voci, ogni sguardo che sentivo su di me.
Ed è poi capace di comprendere anche l’altra parte: Perché non solo la vittima ha bisogno di aiuto, ma anche il carnefice. Il bullo non ha un cuore di pietra, ma una pietra intorno ad un cuore ferito.
Così diventa testimone impercettibile di ombre e sprazzi di luminosità senza mai perdere la dimensione umana e senza il timore di immergersi profondamente nelle storie che narra con una penna che va oltre e supera le barriere dei luoghi comuni. Ne consegue una bellezza automatica che non trascura nessun momento della vita dimostrando una maturità di scrittrice che affascina e sa raccontare. Come ci dimostra anche in un racconto dedicato alla violenza femminile.
Era una bella casa la loro. Grande, curata, ben arredata, con un giardino che in primavera aveva i colori dell’arcobaleno. Insomma, una casa perfetta, come quella delle bambole con cui giocavo da bambina. E in una casa di questo tipo non poteva che viverci una bambola. Con questa narrazione che porta il titolo di uno dei capolavori teatrali di Henrik Ibsen, scritto dal drammaturgo nel 1879 durante un soggiorno ad Amalfi, l’autrice affronta un tema scabroso e complesso. La differenza è in un dettaglio, l’articolo determinativo “La” che precede il resto del titolo e una solidarietà femminile che è attenzione e antidoto ai lividi portati sul corpo della protagonista. É un dato certo che laddove sussiste solidarietà femminile diminuisce la violenza di genere e l’autrice lo sa, anzi lo sente. L’immagine che emerge nel racconto è una mano di donna che stringe l’altra e la sostiene nel difficile viaggio di uscita dal tunnel.
Elisa dipinge immagini con le parole, crea storie e sotto-storie dentro le storie, come in questa esposizione dove l’amicizia fra le due donne emerge all’interno di una relazione di coppia e dove la scrittrice sa generare emozioni senza mai cercare la compiacenza del lettore. Un libro che vale la pena di leggere, connotato dalla leggerezza tipica dei racconti brevi, che quando riescono a cogliere l’indicibile in poche righe, mostrano l’abilità dell’autrice che non manca di dirci che nonostante i dolori, le incertezze, le incongruenze di questa terra: Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo per cercare la stella più luminosa che da lassù sembra sorridermi.
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