La porta segreta. La Maremma degli Etruschi riemerge nel romanzo di Girardi
23/03/2022
La Maremma, anticamente sommersa da vaste paludi, riemerge nel romanzo di Stefano Girardi “La porta segreta” (youcanprint) e si manifesta al lettore nel suo aspetto più affascinante, quello di custode di un ricco patrimonio etrusco che anche le particolari condizioni ambientali dell’area hanno contribuito a conservare nel tempo. Il volume si configura come un doppio racconto intorno alla stessa materia: il primo attinge agli anni del boom economico italiano, durante i quali erano capillarmente diffusi sul territorio maremmano i cercatori clandestini di tombe etrusche, i cosiddetti “tombaroli”; mentre il secondo, inserito all’interno di una cornice narrativa in cui a fare da protagonista è un’archeologa, riguarda Alphonius, sconosciuto ceramista dell’antica città di Vulci.
I sei tombaroli di cui Girardi racconta nella prima parte del romanzo sono giovani in cerca di fortuna, animati da speranze differenti (c’è chi è solo in cerca di guadagno e chi, invece, vuol raggiungere un prestigio che normalmente la sua condizione sociale gli impedisce di avere), ma accomunati da un’esistenza vissuta “nell’ombra”, da una continua ricerca di ciò che è non è visibile in superficie e da una costante lotta contro chi si frappone tra loro e la possibilità di far razzia di tesori. Ne “La porta segreta” i sei cercatori mettono a segno un colpo importante: una tomba etrusca, rinvenuta completamente intatta, offre loro la possibilità di vendere al mercato clandestino oro, affreschi e vasi antichi. L’imponente scoperta, però, attira troppo l’attenzione e, per il rovescio della medaglia, li mette nella condizione di essere scoperti. I sogni di ricchezza e gloria, così, finiscono per sgretolarsi tra le loro mani. Stefano Girardi - nonostante si cali profondamente nell’animo e nelle emozioni dei tombaroli, scegliendo anche di non trattenere una velata ammirazione per chi, come loro, acquisisce una certa competenza solo grazie a una reiterata esperienza sul campo - evidenzia quanto la sottrazione di materie, più o meno preziose, appartenenti alla Storia sia da condannare sempre e arrechi un danno significativo al territorio. Interessante risulta anche la denuncia che si legge tra le righe verso chiunque si sia reso negli anni complice, volontario o involontario, di queste azioni illegali.
È quasi immediato supporre, allora, che le successive pagine del romanzo dedicate all’artigiano Alphonius abbiano il compito di restituire valore a una Storia che troppo spesso se l’è visto sottrarre in nome di un interesse personale. Proprio mentre la finanza sta arrestando i tombaroli, infatti, l’archeologa Anna Cotugno sta esaminando con gran meticolosità un cratere etrusco: le incisioni e i dipinti che lo caratterizzano la entusiasmano, ma è la firma dell’artista rinvenuta nella parte inferiore del vaso che rende inestimabile quella scoperta. Alphonius è un personaggio in bilico tra la fantasia e la realtà: Girardi, infatti, inventa questo personaggio, ma lo fa attingendo a tutta la tradizione etrusca di cui gli storici sono a conoscenza. Il racconto della carriera del ceramista è dunque l’espediente che l’autore usa per dare un’idea ai lettori dei contesti e delle vicende che hanno portato fino a oggi le tombe e i corredi funebri dei Rasna (termine con cui gli etruschi chiamavano se stessi). Non manca, infine, una bella storia d’amore, quella che nasce tra Alphonius e una ragazza greca di nome Thalia, che nel tessuto fortemente storico de “La porta segreta” costituisce una piacevole parentesi sentimentale.
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