La guerra contro un nemico invisibile
18/05/2020
Il tema di Serena, studentessa dell’Istituto di Istruzione Superiore Sallustio Bandini di Siena
A fine febbraio dalla lontana Cina e precisamente da Wuhan, arrivano notizie di un virus molto letale, con una diffusione veloce; la gente moriva per strada, tante informazioni, ma molto confuse e strane, senza che fosse chiara l’origine di questo temibile virus. Sembrava uno scenario lontano che non ci avrebbe potuto coinvolgere mai, o almeno si sperava. E poi i primi casi in Italia, al nord, e così abbiamo imparato questo nome: Coronavirus o Covid-19. Il Coronavirus è un’influenza che si trasmette da persona a persona, il contagio può avvenire attraverso il naso, occhi e bocca. Inizialmente gli scienziati dicevano che questo virus avrebbe potuto contagiare solo le persone anziane o persone che già avevano problemi gravi di salute, ma poi si è scoperto che può contagiare le persone di qualsiasi età. I sintomi possono essere febbre, tosse secca e difficoltà respiratorie. Se una persona ha uno di questi sintomi non deve andare all’ospedale, ma deve chiamare il numero 112.
Il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nei suoi interventi inizialmente dice di lavarsi sempre le mani, di non toccarsi naso, bocca e occhi con le mani sporche e di non dare abbracci o strette di mano alle altre persone. Poi il 30 gennaio annuncia che si sono registrati due casi in Italia, si tratta di due cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma, un centro specifico per le malattie infettive. Da lìl decisione di chiudere il traffico aereo da e per la Cina. Il 21 febbraio l’assessore al Welfare della Regione Lombardia dà la notizia di un 38enne positivo al Covid-19 (paziente zero) ricoverato all’ospedale di Codogno. Nei giorni seguenti i contagi salgono rapidamente a 15 in Lombardia. E in pochissimo tempo nelle regioni del nord Italia i contagi aumentano a dismisura e il Governo deve prendere le prime misure per non diffondere il virus in altre aree. Il 4 marzo le vittime salgono a 100 e il premier Conte con un Decreto stabilisce la chiusura di tutte le scuole e delle Università fino al 15 marzo in tutta Italia. Tra la notte del 7 e 8 marzo, a causa delle misure e per la paura di restare nelle zone di alto contagio, avviene la fuga di migliaia di persone dalle diverse città del Nord verso il Sud, con assalto ai treni. A causa della crescita dei contagi, dell’incremento del numero di persone positive con bisogno di terapie intensive, e del numero dei decessi in aumento, il premier Conte interviene con nuove e più rigide misure, una di queste è che non sarà possibile ritornare a scuola il 15 marzo, quindi noi ragazzi dovremmo stare a casa fino al 3 aprile. Diventa importante e tassativo stare a casa, uscire solo per necessità, quindi per fare la spesa ma soltanto una persona a famiglia, andare in farmacia mentre gli altri negozi resteranno chiusi, bisogna stare almeno a un metro di distanza tra una persona e l’altra e usare sempre la mascherina e i guanti per la nostra sicurezza e per gli altri.
Oggi 22 marzo i positivi sono 59.138 e 5.476 decessi. Tutti noi dobbiamo stare a casa per non far diffondere ancora di più il virus. Anche la scuola ha reagito a questa situazione cercando di poter dare una continuità a noi ragazzi e fare in modo di sentirci sempre insieme in classe. Inizialmente non è stato facile per me, dovendo scaricare nuovi programmi per accedere alla piattaforma digitale, ma piano piano sono riuscita a farlo e così dal 16 marzo siamo collegati in rete come fossimo a scuola. La mattina mi collego con la scuola per fare le video lezioni online, il pomeriggio, dopo pranzo mi riposo e poi inizio a fare i compiti, e verso le 17:30/18:00 faccio qualche esercizio per restare sempre allenata. Ormai stando a casa da due settimane mi sono abituata e mi piace questo nuovo modi di stare con i miei compagni. Tra gli aspetti positivi sono contenta di passare più tempo con la mia famiglia, anche mio fratello segue alcuni suoi insegnanti in rete, mi sveglio più tardi per fare le video lezioni perché non devo prepararmi, non devo andare a prendere il tram, abbiamo ritrovato giochi da tavolo vecchi con cui non giocavamo da tanto tempo e poi abbiamo provato insieme alla mia mamma molte ricette per fare dolci e provare cose nuove. Gli aspetti negativi sono che non posso più vedere i miei amici, stare con loro il sabato sera, andare a fare un giro in città con le mie amiche, non posso fare nuove amicizie, andare a scuola e girare per i corridoi durante la ricreazione, e la cosa che mi manca di più è andare a pallavolo, allenarmi e giocare con le mie compagne, abbiamo interrotto tante cose così all’improvviso, senza nemmeno poterci dare un abbraccio e un saluto.
Un’epidemia simile accadde con la peste nera nel 1348 ce ne parla Boccaccio nel Decamerone. Boccaccio visse in quel periodo e ci racconta che il focolaio della peste partì dall’oriente raggiunse l’Europa attraverso i porti e arrivò a Firenze. Come il Coronavirus anche quella fu una pandemia che si estese ovunque uccidendo un terzo della popolazione. Anche Manzoni ci parla della peste nel libro dei Promessi Sposi. La peste mise in evidenza vizi e virtù della comunità di quel periodo. Era il 1630. Come oggi anche in quel periodo si temeva che gli stranieri fossero contagiosi. La caccia agli untori e la corsa per avere i beni di prima necessità e le difficoltà di chi doveva curare i malati. I malati venivano portati nel lazzaretti. A differenza delle epidemie del passato oggi abbiamo la scienza e la medicina moderna che ci possono aiutare. È una situazione simile quasi quanto una guerra contro però un nemico invisibile e non accenna a finire. Io sono positiva, abbiamo tanti medici che sono in prima linea per aiutarci e il Governo sta facendo di tutto per trovare le misure giuste. Ognuno di noi può dare il suo contributo restando a casa come stiamo facendo noi ragazzi.
Torna Indietro