La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg

Marialuisa Bianchi

13/04/2021

Le frasi sono portate via dalla vita, infilzate in aria come farfalle ancora in volo dice Cesare Garboli di “Lessico famigliare”. “La corsara” di Sandra Petrignani, edito da Neri Pozza e finalista allo Strega nella cinquina del 2019, è davvero una bella biografia che restituisce l’immagine a tutto tondo di una delle più grandi scrittrici del nostro ‘900. Protagonista della cultura e della vita politica, Natalia Ginzburg ha infatti ancora molto da dire a noi contemporanei. Una testimonianza di integrità morale e grandi capacità narrative su cui giustamente Sandra Petrignani ha voluto riportare l’attenzione, raccontando ed esaminando la sua vita complessa e sfaccettata di donna, madre e scrittrice. Come la Corsara, il nome che la Petrignani le attribuisce ispirandosi agli Scritti Corsari di Pasolini; corsara perché capace di grandi rischi sia nella vita che nella scrittura, perché pronta a combattere e mettersi in gioco, non rinunciando mai alle sue idee e i suoi valori, sull’esempio di Leone Ginzburg, a cui dedica una delle pagine più belle del suo capolavoro. Infatti le prime pagine di “Lessico famigliare”, quelle del padre burbero con i suoi sbrodeghezzi e potacci, si sono talmente impresse nella nostra memoria da fissarle come modello di lessico di ogni famiglia italiana che si ritrova attraverso le voci, le parole, le storpiature della lingua, con un senso di ironia e leggerezza, che nulla toglie alla crudeltà delle vicende da lei narrate.
 
Sandra Petrignani, che ha conosciuto la Ginzburg di persona, ripercorre vita e opere dell’autrice di “Lessico famigliare”, rileggendola dai primi racconti agli ultimi articoli sui giornali, ai grandi romanzi, visitando le case o perlomeno i luoghi e facendosela raccontare dalle persone che l’hanno conosciuta. Segue un procedimento che aveva sperimentato in un altro libro (“La scrittrice abita qui”, 2002, sulle case di Virginia Woolf, Karen Blixen, Marguerite Yourcenar, Colette e di altre Signore della scrittura), in cui ha descritto gli spazi domestici in cerca delle tracce lasciate dalle autrici.  Qui segue le orme di Natalia dalla casa di Palermo dove nacque il 14 luglio 1916 a quella di Torino, città dove si radicherà sia per le vicende familiari, fondamentale l’incontro con Leone Ginzburg, ma anche con il nutrito gruppo di antifascisti e scrittori della casa editrice Einaudi. Poi la casa del confino a Pizzoli, e infine Roma.
 
Un libro molto ben documentato e attento non solo alle vicende della Ginzburg, ma a quel periodo intenso di autori e intellettuali che furono gli anni 40- 50 e soprattutto quanti ruotavano intorno alla casa editrice Einaudi. La vicende biografiche si intrecciano, come in nessun altra scrittrice con le vicende storiche italiane. Gli interlocutori della famiglia Levi, sono Vittorio Foa, Filippo Turati, i fratelli Rosselli, Adriano Olivetti, Montale, Croce, Leone Ginzburg e poi in età adulta Natalia sarà amica e collaboratrice di Pavese, Vittorini, Giulio Einaudi. Il modo migliore per conoscere la vita della Ginzburg è leggere “Lessico famigliare”. Infatti Natalia Ginzburg, che, in forma ora velata ora del tutto palese, ha scritto quasi sempre di sé, non voleva scrivere un’autobiografia, le sembrava una scrittura sentimentale, ma poi il suo capolavoro sarà questo, perché l’autobiografia è quella cosa che esce dalla porta e entra dalla finestra dirà a Marino Sinibaldi.
 
Più un autore scrive su di sé, meno sappiamo di lui, forse. Sappiamo che la sua vita fu difficile, segnata dai lutti, Leone Ginzburg, eroe e cofondatore della Einaudi, torturato e ucciso dai fascisti, lei rimasta sola con tre figli in una Roma ancora invasa dai tedeschi, sposata successivamente con Gabriele Baldini, brillante intellettuale, da cui ebbe altri due figli con gravi disabilità. Innamorata del poeta Salvatore Quasimodo in un rapporto segreto e difficile. Attraversò momenti di grande disperazione, ma non si arrese mai, anzi. Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne […] a me non è mai successo d’incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e di pietoso che non c’è negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, qualcosa che proviene proprio dal temperamento femminile e forse da una secolare tradizione di soggezione e di schiavitù e che non sarà tanto facile vincere; […] credo che questi pozzi siano la nostra forza. Poiché ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano.
 
Proprio traducendo e studiando Proust ha capito che è impossibile possedere il segreto di un essere umano e che il passato sprofonda inevitabilmente nella dimenticanza e nella cancellazione. Ma l’eco di una frase balorda, il proverbio strampalato che ci torna in mente, un’intonazione dialettale o il nomignolo con cui qualcuno veniva ribattezzato, ecco che ha il potere incantato di restituire l’attimo fuggitivo, la persona scomparsa, l’avvenimento trascorso. Ci basta dire: Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna o De cosa spussa l’acido solfidrico, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. C’è un modo di scrivere autobiografia restando in disparte, un modo di vedere le cose dal basso, con occhio infantile, occhio estraneo eppure attento di quella se stessa piccola, esclusa dal gruppo degli adulti, ma che tutto comprende con l’intelligenza del cuore, l’intelligenza delle donne e dei bambini. La Corsara è un’opera ricca di spunti, di riflessioni per rileggere un’autrice straordinaria che ci ha regalato uno dei capolavori della letteratura italiana, “Lessico famigliare”, assolutamente da non perdere! Poesia è sempre stata questo: far passare il mare in un imbuto dice Italo Calvino ne le “Voci della Sera”. Ed è ciò che secondo lui fa Natalia Ginzburg: crea una sproporzione fra personaggi, situazioni e mezzi linguistici. Ed è da questa sproporzione che nasce la tensione poetica, suggerisce.
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Marialuisa Bianchi

Marialuisa Bianchi

Molisana d’origine, si è laureata in storia medievale a Firenze, dove vive. Ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori. Ha appena pubblicato per i tipi di Mandragora Storia di Firenze. La preziosa eredità dell’ultima principessa Medici che ha reso grande il destino della città. Precedentemente il romanzo storico Ekaterina, una schiava russa nella Firenze dei Medici e, nel 2021, La promessa di Ekaterina (edizioni End). Ha esordito con un libro...

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