L'ultima corsa
09/03/2020
Aveva corso all'impazzata per riuscire a salire su quella metro. Non poteva permettersi di arrivare a casa tardi anche quel giorno. Suo marito non gliela avrebbe fatta passare liscia un'altra volta. Due giorni prima, quando la coincidenza dei treni era saltata per un incidente, era rientrata circa due ore dopo rispetto al coprifuoco imposto. Impaurita. Dopo vari messaggi, innumerevoli chiamate, lui aveva capito o così le era sembrato. E, almeno per quel giorno e per quel motivo, le botte non erano arrivate. Per questo, solo per questo, non aveva mai smesso di correre lungo tutto il percorso, dall'uscita del negozio dove lavorava fino alla stazione, nonostante il respiro le si facesse sempre più pesante e bruciante in gola. Solo ora, seduta su uno dei freddi seggiolini della metro, riusciva a rilassarsi. Le piaceva guardarsi intorno, scorgere volti sconosciuti nascosti tra capelli spettinati o dietro pagine grigie di un giornale, e immaginare le loro storie. La distraevano dalla sua. All'angolo destro del vagone, in fondo, un gruppo di ragazzi ben vestiti si stava scambiando consigli su dei nuovi libri usciti. Dalla parte opposta, un altro gruppetto stava invece parlando di musica. Capelli lunghi, polsi ricoperti di braccialetti e tatuaggi, vestiti completamente di nero. Tutto il resto di quel piccolo mondo, era invece solo con se stesso. E poi, al di là del vetro, apparve lei. Una donna di mezza età, che però dimostrava il doppio degli anni. Seduta su una delle tante panchine. Composta, compita, quasi sorridente. E rassegnata. Soprattutto rassegnata. L'immagine riflessa di quella che sarebbe potuta essere lei tra vent'anni, lo specchio di quello in cui si sarebbe potuta trasformare la sua vita. La consapevolezza di quello che di sicuro Ania non voleva diventare. Così si alzò e, prima che la porta della metro si richiudesse per ripartire, scese. Fece due passi verso la donna, la guardò negli occhi e semplicemente le disse “grazie”. Poi si girò un'ultima volta a guardare la stazione, indietreggiò, voltò le spalle e uscì. Fuori il sole splendeva ancora.
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