“Il ragazzo nuovo” di Tracy Chevalier: un Otello degli anni ‘70

Luigi Oliveto

15/06/2017

Tracy Chevalier, nota al grande pubblico come autrice de “La ragazza con l’orecchino di perla”, ha aderito a un progetto internazionale per il quale celebri autori contemporanei riscrivono le opere di Shakespeare. È nato così “Il ragazzo nuovo”, un Otello degli anni ’70 che vede protagonista Osei Kokote, un ragazzino tredicenne, figlio di un diplomatico ghanese, unico bianco in una scuola periferica di Washington DC. Per Osei, che deve affrontare l’ennesimo cambio di scuola a fronte dell’ennesimo trasferimento del padre, non è facile l’impatto con quei volti nuovi, bianchi e diffidenti. Per fortuna (o per drammatico destino) gli viene in soccorso Dee, la biondina più contesa per esserne amici. Tutto accade nell’arco di una giornata: il nascere di un sentimento intenso e cristallino tra Osei e Dee, il manifestarsi dei pregiudizi mutuati dal mondo degli adulti, le invidie e le maldicenze dei compagni. Incredibile vicenda su come gelosia, prepotenza, tradimento possano, in un solo giorno, distruggere amicizia, creare paura, ribaltarci in una realtà che non credevamo potesse esistere.
 
Dee fu la prima a notarlo. Ne fu felice e si aggrappò a quella sensazione. La fece sentire speciale averlo un istante tutto per sé, prima che anche il resto del mondo lo vedesse, rimanendo di sicuro senza fiato.
Il cortile della scuola era gremito. I ragazzi arrivati in anticipo si erano messi a giocare con le biglie, a campana o a pallone, in attesa che suonasse la campanella. Dee non era arrivata in anticipo. Sua madre l’aveva rispedita di sopra a cambiarsi il top con qualcosa di meno aderente, dicendo che se l’era sporcato con l’uovo anche se Dee non vedeva nessuna macchia gialla. Aveva fatto un pezzo di strada di corsa, la treccia che le sbatteva sulle spalle, prima che il fiume di ragazzi diretti dalla sua stessa parte la rassicurasse. Mancava ancora un minuto al suono della campanella, quando lei aveva messo piede nel cortile.
Non aveva potuto unirsi alla sua migliore amica, Mimi, che saltava alla corda insieme ad altre ragazze, ed era andata a mettersi in fila davanti al suo professore, all’entrata dell’edificio. Prestante e ben piantato, il signor Brabant aveva i capelli corti tagliati a spazzola che gli facevano sembrare la testa quadrata. Qualcuno aveva detto a Dee che era stato in Vietnam. Anche se non era la prima della classe – il titolo spettava alla timida Patty – Dee cercava di compiacerlo, ma non troppo, per non passare da lecchina.
Si era piazzata al suo posto, all’inizio della fila, guardandosi intorno, un occhio rivolto alle amiche che continuavano a giocare. E a un tratto l’aveva visto: una figura immobile accanto alla giostra. Sopra c’erano quattro ragazzi, Ian e Rod e due più piccoli. Giravano troppo forte e Dee si chiese perché nessuno intervenisse: una volta un suo compagno era volato giù rompendosi un braccio. I due più piccoli avevano l’aria spaventata ma non potevano far nulla per rallentare, perché Ian continuava a spingere scalciando per terra.
Il ragazzo in piedi vicino alla giostra scatenata non era vestito come gli altri, con jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. Sembrava uscito da una scuola privata, con i pantaloni grigi, la camicia bianca a maniche corte e le scarpe nere. Ma era il colore della sua pelle a spiccare più di tutto, un colore che a Dee ricordò gli orsi che aveva visto qualche mese prima allo zoo, durante una gita scolastica. Li chiamavano orsi neri ma in realtà avevano il pelo marrone scuro, rossiccio sulle punte. Sonnecchiavano o annusavano la roba da mangiare gettata dentro il recinto dal guardiano, ma quando, per far colpo su Dee, Rod aveva tirato loro un rametto, uno degli orsi aveva snudato le zanne giallastre, ruggendo. Le sue compagne si erano messe a ridere e strillare, Dee invece aveva solo guardato male Rod e si era allontanata.
Il ragazzo nuovo non si curava della giostra. Fissava l’edificio che aveva di fronte, la tipica scuola dei sobborghi, due scatoloni di mattoni rossi messi l’uno contro l’altro, a L, senza un briciolo di fantasia. L’avevano costruito otto anni prima e quando Dee aveva iniziato l’asilo le aule sapevano ancora di pittura. Ormai, però, era come un vestito indossato mille volte, con gli strappi, le macchie e l’orlo slabbrato. Dee conosceva a memoria ogni aula, ogni rampa di scale, ogni cubicolo dei bagni. Conosceva palmo a palmo il cortile della scuola e anche quello dell’asilo, nell’altra ala dell’edificio. Era caduta dall’altalena, si era sbucciata le ginocchia sullo scivolo ed era rimasta bloccata in cima al castello, troppo impaurita per scendere. Un giorno, lei, Mimi, Blanca e Jennifer avevano stabilito che metà del cortile era il Regno delle Bambine, scacciando tutti i maschi che osavano varcarne il confine. Si nascondeva con le altre dietro il muro della palestra, dove gli insegnanti non potevano vederle, e si provavano il rossetto, leggevano i fumetti, giocavano al gioco della bottiglia. C’era cresciuta in quel cortile, fra pianti e risate, lì erano nate le sue prime cotte, le amicizie, le antipatie. Era il suo mondo, un luogo così familiare da apparire insostituibile. Fra un mese però gli avrebbe detto addio, andando alle superiori.
Ora una persona nuova e diversa era entrata nel suo territorio e Dee si ritrovò a guardarlo con altri occhi. Di colpo quello spazio le parve stranamente desolato e si sentì un’estranea. Come lui.
 
[da Il ragazzo nuovo di Tracy Chevalier, traduzione di Massimo Ortelio, Rizzoli, 2017]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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