Il filo della tua storia. Anche le Parche non sono più quelle di una volta

Luigi Oliveto

30/03/2023

Anche le Parche non sono più quelle di una volta, urge rivisitarne il mito – deve aver pensato Nikki Erlick mettendo mano a una coinvolgente storia di fili, destini, esistenze che si intrecciano. Tale è, infatti, il romanzo “Il filo della tua storia”, che leggiamo nella traduzione di Katia Bagnoli edito da Longanesi. Tutto comincia una di quelle normalissime mattine quando, ovunque, l’umanità prende ad avviarsi alla propria routine. Ma quella mattina, ogni persona al mondo che abbia compiuto ventidue anni, trova fuori dalla porta di casa una piccola, misteriosa scatola di legno. C’è il nome del destinatario, non di chi possa averla inviata. Contiene soltanto un pezzo di filo. Presto si capisce che la sua lunghezza sta a indicare, per ciascuno, la diversa misura di vita che lo attende. La scatolina lasciata sul pianerottolo rivela a ogni singolo quanto gli resti da vivere. Dunque lo sollecita a fare quanto non abbia ancora fatto nel caso in cui il suo tempo sia prossimo a finire o a pianificare la propria vita sulla lunga misura, se questo prevede il destino. Salvo coloro che preferiscono non aprire la scatola, tutti gli altri si ritrovano ad essere divisi su due opposte schiere: quelli del filo lungo, quelli del filo corto. Dunque due diversi modi di affrontare la vita, di crederci, investirci risorse psicologiche, affettive, economiche; di immaginare un futuro, pensarsi nelle diverse età, sperare o disperarsi. A milioni e milioni di esseri umani viene così rivelato il proprio destino. Tra questa moltitudine di persone ce ne sono otto le cui sorti dipendono inestricabilmente l’una dall’altra: una coppia che credeva di avere tempo, un medico convinto di non averne, un politico opportunista che volge al suo tornaconto le paure altrui, degli amici di penna che costruiscono una rapporto ben oltre lo scambio di lettere, dei compagni uniti generosamente nella lotta contro l’ingiustizia. Il romanzo di Nikki Erlick offre molto di che pensare su come adoperiamo il nostro tempo, su quanto lo si sprechi o sottoutilizzi, sulla consapevolezza di come in esso debbano coniugarsi – al presente, beninteso – sentimenti, aspirazioni, amori, relazioni interpersonali. Acquisita una tale coscienza, potremmo anche non aprire la misteriosa scatolina depositata sul nostro pianerottolo. E dire grazie comunque per il filo che vi sta dentro, corto o lungo che sia.  
 
***
 
Era difficile immaginare un tempo precedente, un mondo prima del loro arrivo.
Ma quando erano comparse, a marzo, nessuno aveva la minima idea di cosa farsene, di quelle strane scatolette portate dalla primavera.
In ogni fase della vita le scatole avevano sempre avuto, fin lì, un significato chiaro, uno scopo prestabilito. La scatola con il paio di scarpe nuove da mettere il primo giorno di scuola. Il regalo di compleanno con il fiocco rosso abilmente arricciato dalle lame delle forbici. La scatolina con il brillante a lungo sognato, e gli scatoloni di cartone sigillati con lo scotch e con l’indirizzo scritto a mano, caricati sul camion dei traslochi. Per non parlare di quell’ultima scatola, che riposa sottoterra, il cui coperchio, una volta chiuso, non sarà mai più aperto.
Ogni altra scatola era familiare e comprensibile, a volte attesa. Ogni altra scatola aveva una destinazione e un obiettivo, era perfettamente inserita nel corso di un’ordinaria esistenza.
Ma quelle scatole erano diverse.
Erano arrivate all’inizio del mese, in un giorno per il resto normale, sotto una luna per il resto normale, troppo presto per dare la colpa all’equinozio di primavera. Ed erano arrivate a tutti, tutte nello stesso momento.
Piccoli scrigni di legno – o quantomeno lo sembravano – che erano spuntati nottetempo, a milioni, in ogni città e in ogni Stato e in ogni continente.
Erano comparse sui prati accuratamente tagliati dei sobborghi, tra le siepi e la prima fioritura dei giacinti. Posati su zerbini consunti di appartamenti cittadini, di cui moltissimi inquilini avevano varcato la soglia. Erano affondate sulla sabbia tiepida davanti a tende nel deserto e avevano aspettato accanto alle baite solitarie in riva al lago, raccogliendo la rugiada dal vento sull’acqua. A San Francisco e San Paolo, a Johannesburg e Jaipur, nelle Ande e in Amazzonia, non c’era luogo né persona che le scatole non avessero raggiunto.
C’era qualcosa di confortevole e insieme inquietante nel fatto che tutte le persone adulte sulla Terra stessero vivendo la medesima incomprensibile esperienza, e la loro apparizione causò terrore e sollievo contemporaneamente.
Sotto molti punti di vista, si trattava davvero della stessa esperienza per tutti. Le scatole erano identiche. Color marrone scuro con sfumature rossastre, fresche e levigate. E su ognuna c’era inciso lo stesso messaggio semplice e criptico, nella lingua del destinatario: Contiene la misura della tua vita.
Dentro ogni scatola c’era solo un filo, nascosto da un pezzo di tessuto delicato bianco argenteo, così che chi apriva il coperchio doveva riflettere un attimo prima di guardare cosa c’era sotto. Come se quella scatolina volesse mettere in guardia, e proteggere dal primo impulso infantile di strappare via la carta regalo. Come se chiedesse di fare una pausa, di ponderare attentamente la mossa successiva. Perché indietro non si poteva tornare.
Di fatto, le scatole variavano soltanto in due elementi.
Ognuna portava il nome del destinatario, e il filo che conteneva era di una lunghezza specifica.
Ma quando cominciarono ad arrivare, a marzo, generando paura e confusione, nessuno capì che cosa rappresentasse davvero quella lunghezza.
Non subito, perlomeno.
 
[da Il filo della tua storia di Nikki Erlick, trad. di Katia Bagnoli, Longanesi, 2023]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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