Il conto dei passi e dei bottoni. L’universo femminile di David Basevi

Marialuisa Bianchi

26/04/2022

Ho letto con interesse il bel romanzo di David Basevi “Il conto dei passi e dei bottoni” (Betti editrice), su suggerimento di un amico a cui era piaciuto molto e mi chiedeva un parere da esperta di scrittura autobiografica ma soprattutto da forte lettrice. L’impressione è stata così favorevole che ho deciso di recensirlo sulla mia rubrica “Voci di donna” perché si narra in prima persona della nonna e di un universo al femminile, di sorelle, amiche, amanti. È difficile che un uomo voglia immedesimarsi e assumere un puto di vista femminile, ricordiamo Moll Flanders di Daniel Defoe e Zazie sul Metrò di Queneau, solo per fare qualche esempio, ma che riesca a entrare così bene nella sensibilità femminile è davvero raro. Il romanzo è ambientato in un quartiere fiorentino, il Campo di Marte, e ci illumina sulla vita di questa zona con piccole fabbriche, fonderie molto operose, la stazione dei treni  e una villa abitata dalla famiglia, il cui antenato fu coinvolto in un antico fatto di sangue. Oreste aveva ammazzato il marito della sua amante. Dopo 4 anni ritorna sotto falso nome con molti soldi fatti col contrabbando e commerci illeciti, per ricominciare da capo una nuova vite e una stirpe numerosa.
 
Il libro mi ha conquistato da subito: una saga familiare, un romanzo intenso e appassionate e come anticipavo di carattere autobiografico, cosa che lo rende ancora più prezioso. Una voce originale, quella dell’autore, senza essere troppo esibita, ma riconoscibilissima. È davvero sorprendente che questo sia il primo “scritto” di Davide, così di getto, senza inciampare e con un flusso inarrestabile ma controllato. Ricorda i grandi romanzi dell’800 anche per la capacità dell’autore di passare da un piano generale al piccolo sguardo su un particolare. “Il muro è fermo e solo chi ha il coraggio può competerci, solo chi sa percepire il suo messaggio è degno di godere dei suoi segreti… Spesso mi capita di soffermarmi su una pietra, su un pezzo di mattone, ognuno ha il potere di evocare un ricordo, un aneddoto fondamentale”, chi parla è Nori, nonna dell’autore e voce narrante della storia.
 
Si nota, come affermavo, una notevole capacità di entrare e descrivere l’universo femminile, non facile per uno scrittore al primo romanzo ma anche al secondo o terzo; ha intuito che le donne da sempre sono le custodi delle storie di famiglia: nascite, matrimoni, funerali, il lessico familiare.  Qui abbiamo uno scrittore che attingendo a un diario, riesce a tracciare un percorso che, ritornando alle radici, trova  “la forza per guarire dall’universo delle ombre” come dice Margareth Atwood. Ricercare le nostre radici aiuta a dare un significato ai singoli eventi del passato; come afferma Nori, quando è ormai tardi per cambiare le cose, “Rimane la certezza di questo muro che mi conosce dentro, che mi assolve e mi dà la rotta del passato”.
 
Capire in che modo il bagaglio psico-affettivo della famiglia si tramanda di generazione in generazione influenzando la personalità dei singoli aiuta a liberarci dalle costrizioni provenienti dal passato.  Il disegno che ogni persona si lascia dietro non è altro che la storia della sua vita. E sicuramente a ciascuno di noi piacerebbe conoscerla anche attraverso le vite di coloro che ci hanno preceduto, come ha fatto Davide perché conoscere la storia che ci lasciamo dietro è sapere chi siamo. Questo è possibile attraversando un percorso che affonda nei ricordi di ciascuna famiglia, in particolare la famiglia di Davide ha vissuto momenti davvero importanti, intensi, legati alla produzione della fabbrica, attigua alla casa, al campo di Marte. Molte operaie con famiglia per cui furono costruite le casette.  Una grande fortuna di cui il fratello assistette anni dopo alla vendita dei terreni, incendi, demolizione degli edifici, “rimanendo guardiano del nulla, con un atteggiamento di nascosta soddisfazione e rivalsa. Ancora oggi vive nell’ultima casa rimasta, che crollerà dopo di lui”… ecco si intuisce che questa famiglia conoscerà la rovina e i danni inarrestabili dovuti ai cambiamenti epocali.
 
C’è spesso nella narrazione una nota di ironia che alleggerisce i momenti più drammatici o epici come la rocambolesca immagine della famiglia all’inizio della storia. Mi è rimasta impressa la scena della partenza per il mare, con due carri enormi stipati dei familiari e della servitù, mentre gli operai salutavano con i fazzoletti in mano. Il tutto all’uscita della messa e doveva essere ricordato come un evento storico, ma l’evento passò invece come “l’esodo Ristrelli”, dai fiorentini irriverenti, niente affatto invidiosi, perché si sa la canzonatura è un balsamo per l’invidia. Protagonista è Nori, custode dei segreti di ciascuno, curiosa e volitiva; “Sono sempre stata avide di storie, le assorbo, le stipo nel profondo di qualche luogo della mente e ogni tanto esse ritornano fuori con una precisione di dettagli che mi stupisce. Penso che il muro con tutte le sue pietre, non sia che un grande archivio, un magazzino dove nascondo tonnellate di parole, profumi e immagini, quando temo che il mio armadio mentale sia pieno”. Altri personaggi affollano il romanzo, tutti riconoscibili nei loro tratti e tutti unici a modo loro: donne custodi appunto delle memorie familiari o convinte di comunicare con i morti come Genni, la bellissima Marcella coinvolta in un rapporto con un uomo indegno, Loredana che si trasferisce in un’altra città senza dare quasi più notizie. Sorelle di Nori, la nonna di Davide, realmente esistita, è una donna coraggiosa e moderna, dalla psicologia complessa, ancorata ai ricordi; narratrice instancabile di racconti che lasciavano la percezione di una verità più grande, nascosta. “Mentre scrivevo, la sentivo accanto a me, con la voglia di liberarsi del suo passato più segreto”, dichiara l’autore. Un vero romanzo storico, in cui le vicende familiari si intrecciano con le vicende storiche e soprattutto uno spaccato di vita fiorentina in anni cruciali, ben orchestrato, scritto in una lingua piena di suggestioni, accurata e complessa, senza perdere di immediatezza e soprattutto una trama molto coinvolgente.
 
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Marialuisa Bianchi

Marialuisa Bianchi

Molisana d’origine, si è laureata in storia medievale a Firenze, dove vive. Ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori. Ha appena pubblicato per i tipi di Mandragora Storia di Firenze. La preziosa eredità dell’ultima principessa Medici che ha reso grande il destino della città. Precedentemente il romanzo storico Ekaterina, una schiava russa nella Firenze dei Medici e, nel 2021, La promessa di Ekaterina (edizioni End). Ha esordito con un libro...

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