Nel suo giardino pieno di fiori, Greta si diverte a catturare le farfalle. La mattina si alza presto e dopo aver fatto colazione con una fetta biscottata e una tazzina di latte, in bagno si pettina i capelli lunghi e crespi per ordinarli e incastrarli in due trecce strette. I pomeriggi che Greta più agogna, mentre si taglia le unghie sotto il banco, con le forbici che ha nell’astuccio, sono quelli che passa, fino a che non si alza il vento, a cercare di catturare le farfalle con le mani. Le farfalle non hanno paura delle sue mani, anzi sembrano cercarle, attratte dal calore, e allora quando si posano sul palmo, lei le intrappola e le spia dalle fessure delle dita, come fossero in un vaso di pelle e vene, ma poi le libera subito, per paura di soffocarle col suo respiro pesante. E guardandole volare, pensa a come sarebbe se invece di lasciarle andare, se le tenesse tutte per sé.
“Greta, volevo farti tanti auguri di buon compleanno. Ho pensato che sei un’amica tanto cara, la più cara che ho, e ti voglio tanto bene, anche se non mi parli, anzi non parli con nessuno, ma io ti voglio bene lo stesso, perché noi ci capiamo con uno sguardo, e uno sguardo mi basta. Spero che il regalo ti piaccia.
La tua amica per sempre, Lisa.
PS: se trovi una farfalla Icaro blu, me la fai vedere?”
Greta non ha perso la voce e nemmeno le parole, le ingoia a piccole dosi insieme al latte la mattina, per ripescarle solamente quando lei e Lisa sono lontane da tutti i rumori, dal chiasso dei compagni, dagli strilli nevrotici delle maestre, quando sono da sole a sgusciare castagne nell’angolo del cortile: “Ahia, mi sono punta”.
I camerini sono sempre disordinati, le scarpe si spaiano, la polvere si attacca ai calzini, non si corre nei corridoi, non si urla dietro le quinte, a teatro. Greta non ha paura del palco, come le sue farfalle non hanno paura di lei. Sul palco sente le dita elettrizzarsi come una lampadina percorsa dalla luce, sente il potere crescere, nel suo vestito verde da Campanellino, signora delle fate e delle farfalle. Tutti gli occhi su di lei, tutti gli sguardi in fermento per lei, e finalmente può manovrare i fili dei cuori degli spettatori, che sono bambole che aspettano da lei nient’altro che un respiro e una sillaba.
Il silenzio ricambia tutti gli anni di amicizia con Greta, cospargendo pezzi di sé tra la platea.
“Campanellino, ma insomma, è solo Wendy, non sarai mica gelosa?”.
Wendy e Peter Pan si bloccano con il cuore tra la lingua e il palato. Greta guarda il pubblico e vede librarsi in una danza lenta uno sciame di farfalle.
“No”.
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