I lati del Cerchio. La memoria di una famiglia napoletana inscritta nella Storia

Marialuisa Bianchi

26/10/2021

Il romanzo di Aurora Delmonaco “I lati del Cerchio” (Edizioni End, 2019) propone come sottotitolo “Una famiglia napoletana”, quasi a voler indicare ai lettori, fin dal titolo, che ciò che essi si apprestano a leggere non è la storia di una famiglia qualsiasi bensì la storia di una determinata famiglia “napoletana”, una famiglia felice per contraddire il famoso incipit di Anna Karenina Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo. È comunque vero che se le esistenze di Amelia, Stanislao e dei loro figli sono nel quadro epocale di grandi splendori e novità, rappresentano una famiglia borghese benestante, ma ad ogni modo la loro storia è sociologicamente e pienamente rappresentativa di un’epoca. Aurora Delmonaco, nata a Napoli, è stata ricercatrice storica e presidente del Laboratorio Nazionale della Storia, durante la sua carriera professionale di insegnante e preside di licei, ha scritto numerosi saggi e romanzi, definendosi “Narratrice di storie nella storia”. Nel 2021 per Guida edizioni ha pubblicato “Pietracupa. Autobiografia di un paese, preceduto da un ingente lavoro d’archivio sui registri parrocchiali.  
 
“Ci sono piazze larghe in cui confluiscono molte strade, luoghi dove i ricordi di molti entrano a far parte di una memoria collettiva che può immettersi nella storia del mondo. Ci sono poi viali in cui i ricordi di vite diverse si sfiorano, si incrociano, si riconoscono, rivivono amicizie e talvolta rancori o, semplicemente si valuta quanto è rimasto del tempo passato insieme”. E noi seguiamo le tracce lasciate dagli avi di Aurora Delmonaco per ricostruire la Storia del nostro paese, attraverso vite dimenticate, lettere ingiallite e stralci di memoria. Ricostruiamo i lati del cerchio, un cerchio di affetti, quello della famiglia Smiraglia, che attraverso gioie e difficoltà va avanti senza rinunciare ai valori da tramandare a figli e nipoti. Un’epoca di grandi cambiamenti in cui si vive e si soffre, mentre l’Italia si trasforma da paese colonialista a fascista, con tutte le sue crudeltà, le ingiustizie sociali fino ai manganelli delle camicie nere.
 
“E ci sono le strade private che appartengono solo ai ricordi di chi vi abita, alle storia più intime, alle persone e ai momenti che hanno segnato il percorso di un’esistenza”. Le memorie di Amelia e Stanislao, nonni materni dell’autrice, erano ricordi lontani, strade in cui lei passava raramente. Poi un giorno sfogliando un piccolo quaderno avuto in dono, le si apre un mondo inesplorato, sommerso, come dalle ceneri del Vesuvio riemerse Pompei. E allora immergendosi nella lettura dell’epistolario fra il 1900 e il 1901, Aurora Delmonaco ci ha regalato questo bel romanzo storico. Che non è solo la storia dei suoi nonni e della famiglia, i lati del cerchio, ma anche la Storia, come accennavo, del nostro paese.  Dunque la memoria di una famiglia napoletana che si fonde con la storia collettiva, richiamando in vita oltre ai due protagonisti centrali, anche tanti personaggi con cui le loro vite si intrecciano.
 
Il romanzo inizia dalla Napoli della Belle époque dove nel gennaio del 1900 si svolge un incontro organizzato dalle famiglie tra un capitano di fanteria, Stanislao Smiraglia, e una donna colta ed elegante, Amelia Assante, dal carattere forte e determinato.  L’amore fra i due non si concretizzerà subito perché Stanislao viene inviato in servizio a Pantelleria dove sono confinati gli anarchici, e lei continuerà a vivere a Napoli, una vita tranquilla e lontana dai problemi. Poi verrà la famiglia con tanti bambini che cresceranno fra Lecce, Macerata, Ancona, le isole Tremiti, Gaeta, incontrando difficoltà e problemi, ma anche tanta umanità. Gaeta dove con un assedio i Borbone avevano conquistato il trono di Napoli e con un assedio lo avevano perduto un po’ più di cent’anni dopo. Era la terra dell’inizio e della fine del regno, come il 1900 è l’inizio e la fine di un’epoca, condensata in queste pagine. E in Puglia si imbattono nelle lotte dei braccianti fra cui Amelia scopre la “faccia oscura della luna”, infatti sono esattamente “quello che sarebbero stati lei ed i suoi figli se fossero nati dalla parte sbagliata del mondo”. Trascorrono gli anni, la città si modernizza, scoppia la guerra di Libia che porterà Stanislao lontano dalla sua famiglia.
 
Con la fine dello stato liberale e l’avvento del Fascismo il tenente colonnello in congedo Stanislao Smiraglia, sostenuto dai figli e dalla sua Amelia, “guarderà negli occhi la storia” con profonda amarezza. “Ho amato il mio compito proprio perché è molto difficile e ho serbato in me una umanità aperta alle speranze di un mondo migliore per tutti. Insegna questo ai nostri ragazzi…”. Un romanzo che segue le vicende biografiche della famiglia, un ripercorrere le orme, per non dimenticare, per recuperare le proprie radici, con grande capacità narrativa e l’intento di costruire un vero romanzo storico, ben orchestrato, scritto in una lingua piena di suggestioni, accurata e complessa, senza perdere di immediatezza. Arguto, vivace per l’uso di termini napoletani, una sorta di lessico familiare anche questo e soprattutto per l’ironia e la leggerezza che pervade anche le pagine più drammatiche, come la storia del pesciolino rosso che come estrema protesta contro l’abbandono si era suicidato saltando fuori dalla sua boccia.
 
Napoli è sempre al centro della narrazione. Città difficile che continua a incantare. Condividendo una frase del grande storico francese Fernand Braudel: “Nessuno è mai riuscito a governare Napoli? Perché? Luce e splendore della corte e miseria dei vicoli”. Insomma sempre Miseria e Nobiltà per citare il grande Eduardo. Città enorme, densa di contraddizioni. Resta la forza della cultura che sa esprimere e che appassiona il mondo, ma che non riesce a penetrare nelle fibre più profonde del suo malessere. Napoli è però anche una forza della natura. “Mi sento male. Portatemi a Napoli” disse Totò in fin di vita. “I lati del Cerchio” si impone anche grazie a una scrittura avvolgente, capace di passare con naturalezza da un registro all’altro, dal tono ironico - con i guizzi dello spirito napoletano dell’autrice - al tenero, al drammatico. Insomma un libro che si legge volentieri, mai banale o semplicistico, un vero romanzo storico.  
 
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Marialuisa Bianchi

Molisana d’origine, si è laureata in storia medievale a Firenze, dove vive. Ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori. Ha appena pubblicato per i tipi di Mandragora Storia di Firenze. La preziosa eredità dell’ultima principessa Medici che ha reso grande il destino della città. Precedentemente il romanzo storico Ekaterina, una schiava russa nella Firenze dei Medici e, nel 2021, La promessa di Ekaterina (edizioni End). Ha esordito con un libro...

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