I cigni di Yeats e il tempo che va

Luigi Oliveto

03/08/2017

In Gran Bretagna è opinione diffusa: dopo Shakespeare, il maggiore poeta di lingua inglese è l’irlandese William Butler Yeats (1865-1939). Affascinato dal folklore e dai miti celtici, dalla teosofia e dalle dottrine esoteriche, Yeats sviluppò un simbolismo di grande potenza fantastica, che poi, verso la maturità, si risolse in uno stile maggiormente ancorato alla realtà. Uno dei suoi testi più noti, “I cigni selvatici a Coole”, pur non mancando di significati simbolici, di qualche concessione al descrittivismo, guarda comunque la realtà. È una riflessione di forte intensità sulle stagioni della vita, i luoghi, il tempo, gli amici che non ci sono più. Una liturgia interiore del ricordo, indubbiamente malinconica, ma che rifugge dagli struggimenti (effimeri) tipici del romanticismo.
 
I cigni selvatici a Coole
Gli alberi sono nella loro bellezza autunnale,
I sentieri del bosco sono asciutti,
E l’acqua nel tramonto d’ottobre
Specchia un cielo immobile;
Sull’acqua traboccante fra le pietre
Cinquantanove cigni stanno.
 
Già diciannove autunni son passati
Da quando li contai la prima volta;
E prima ancora che avessi terminato
Li vidi all’improvviso alzarsi in volo
E in vasti cerchi infranti roteando sperdersi
Sull’ali clamorose.
 
Quelle creature splendenti ho contemplato,
E mi dolora cuore. E’ tutto
Mutato ormai da quando nel tramonto
Su questa riva intesi per la prima volta
Come rintocchi di campana sul mio capo battere
Le loro ali, e camminavo agile.
 
Instancabili ancora, in coppie innamorate,
Solcano quasi remando l’acqua gelida
Delle correnti amiche o ascendono nell’aria;
I loro cuori sono ancora giovani; e ovunque
Vadano errando, passione o conquista
Tuttora li accompagna.
 
Ma ora ecco, misteriosi e belli,
Scivolano sopra l’acqua immobile;
Fra quali giunchi costruiranno il nido,
Presso che riva di lago o di stagno
Delizieranno mai gli occhi degli uomini il giorno
Che io mi sveglierò, e troverò che son volati via?
 
[da W.B. Yeats, Poesie, traduzione di Roberto Sanesi, Mondadori, 1991]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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