Golem. Un gigante di argilla ci guida nel “lato e” della vita

Giuseppe Burschtein

03/04/2010

Nella rubrica Golem si parla di vita ebraica. Non come lo farebbe un ebreo osservante, ma come chi come me, laico, laicissimo, dell’ebraismo ha vissuto più le tradizioni che i riti, più i ricordi e i frammenti di esistenze vissute che non gli aspetti religiosi e liturgici. In altre parole si parlerà più di naturale che di soprannaturale, più di noi e meno di Lui. Su un muro di una casa affumicata di Brooklyn c’era scritto: “ essere ebrei è un’esperienza meravigliosa che ognuno dovrebbe provare almeno una volta”. E’ questo che mi piacerebbe raccontare in questa rubrica: lo stupore, la meraviglia di vivere da “giudii” almeno una volta nella vita. Dunque, Golem! Nella mitologia ebraica il Golem è una specie di umanoide fatto di argilla che può essere evocato e manovrato a comando. Per questa sua caratteristica di “massa che deve prendere forma”, Golem è diventato uno dei termini ebraici più abusati dal mondo editoriale. Ci sono rubriche con questo nome alla radio, su Internet, alla televisione e sui giornali. Mi scuso con chi lo ha usato e chi forse ancora lo sta utilizzando, ma essendo Golem un nome proprio, credo che lo si possa adoperare senza danneggiare nessuno. Da oggi quindi, insieme a voi, cercherò di animare il nostro robottone di creta per dargli una forma di comune interesse: fatta di idee, spunti, chiarimenti, aneddoti, racconti, informazioni e mistici segreti della vita ebraica. Parleremo di cucina e di viaggi, di regole e di arte, di feste e di cinema, di persone, di libri e di superstizioni, di tecnologie di musica, di società, di amore, di storia e di teatro. Parleremo mille lingue e attraverseremo mille paesi. Sentiremo l’odore del pesce messo ad affumicare e del pane dolce sfornato il Sabato, il suono di fisarmoniche danzanti e il corno suonato per la festa. Tenteremo di mettere in evidenza, settimana dopo settimana, le certezze e le contraddizioni del complesso, nevrotico e millenario mondo giudaico. Il tutto attraverso un punto di vista particolare, una latitudine attraente e diversa della vita: il “lato e”: quello ebraico.

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