Golem. Le frittelle della luce

Giuseppe Burschtein

14/10/2011

Intorno al solstizio del 21 dicembre, che apre le porte al buio freddo cane dell’inverno, ogni fede accende le luci e si riempie di calore e luminaria. La sera del 25 di Kislev del calendario ebraico, che coincide quest’anno con la data di oggi per il calendario gregoriano, inizia la Festa di Hanukkah che per essere chiari, anche se imperfetti, è una specie di Natale israelita. Otto giorni di festeggiamenti, regali e famiglia. Ogni sera si accende un lumino del candelabro a otto bracci che si chiama Hannukkiah e lo si mette vicino ad una finestra, in modo che da fuori sia visibile e l’oscurità se ne accorga. Poi, siccome niente come la buona tavola tiene lontano il male e il gelo, per gli ebrei di tutto il mondo, durante Hanukkah “si magna” eccome. E dato che la festa ricorda il miracolo dell’ampolla dell’olio che avrebbe dovuto illuminare il tempio di Gerusalemme una sola notte e che invece ne durò otto, durante i giorni di celebrazione si cucinano piatti buoni, saporiti e, come si intuisce, unti. Visto che l’inverno è in arrivo, chi sta a guardare le calorie… e allora si friggono meraviglie profumate e ghiotte. La cena di Hanukkah degli ebrei Ashkenaziti, quelli che parlano l’Yiddish e provengono dall’Europa centro orientale, è contraddistinta dai “latkes”, frittelle di patate e cipolle dalla sorprendente semplicità di esecuzione ma dalla lunghissima preparazione rigorosamente fatta a mano. Patate lessate, un “chiletto”, ovviamente nell’acqua fredda, schiacciate e mescolate ad una cipolla bianca grattugiata. Il tutto strizzato, per eliminare l’acqua, con la forza di una “yiddishe mame”, la vera, vigorosa mamma ebrea. Si aggiungono poi tre o quattro cucchiaini di pane azzimo spezzettato (lo si trova al supermercato), un uovo, sale e pepe. Fare delle frittelline e friggerle dorate e croccanti in abbondante olio di oliva bollente. All’interno rimarranno deliziosamente morbide e fragranti. Asciugare bene. A questo punto la casa si riempirà di un profumo che ha a che vedere col divino, non c’è dubbio. I latkes vanno serviti bollenti. Con panna acida o salsa di mele freddi. Su questa questione però il mondo ebraico è eternamente diviso.

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