03/05/2010
Tanti anni fa, forse cento, in uno “shtetl” sperduto nei boschi fra la Polonia e la Lituania che si chiamava Baszne, accadde che un rabbino di mezza età, pio, studioso e ammogliato male, di nome Josse Zuckerman si fosse perdutamente innamorato di una bella ragazza meno che trentenne che si chiamava Mirtha Vederberg già promessa sposa a un giovane di pari età. Fra i due, che si vedevano ogni giorno perché lui le insegnava di nascosto i testi sacri e segreti della mistica, a poco a poco, nacque una relazione d’amore bella, salda e ovviamente preoccupante. Sempre più spesso venivano visti insieme passeggiare discutendo con impegno, magari sgranocchiarsi qualche dolcetto col miele o correre dietro alle oche come bambini. E rubare al mondo baci e carezze. E si sa che sono cose che non stanno bene…ma si sa anche che l’amore è l’amore. Il sentimento, col tempo, divenne così forte che al solo pensiero di staccarsi l’uno dall’altra, anche se solo per le poche ore del sonno, tremavano loro le vene dei polsi e si sentivano mancare il fiato. Allora accadde che una notte di Shabbat, poco dopo una gelida settimana di Hanukkah, Mirtha e Josse fecero lo stesso sogno.
Volteggiavano insieme in danze meravigliose, facevano l’amore, e si coccolavano stretti e uniti in abbracci di tenerezza. Quando al mattino, di nascosto, si confessarono quella bella visione onirica piansero insieme commossi ed emozionati. Da quell’episodio, successe che ogni Shabbat, le loro menti si unissero in sogno e scorrazzassero di stupore in sorpresa in mille avventure. Col tempo impararono anche a governare e a guidare insieme quei miraggi notturni e a darsi appuntamento in spazi precisi senza tempo. Come stelle che si infiammano nello stesso momento. Come il sole accende la luna. Da allora il giorno rimase il loro segreto e la notte la grande rivelazione. Finché all’inizio di una primavera profumata di tiglio, la ragione della ragazza si sorprese a vagare alla ricerca della mente del rabbino che apparentemente era sparita. La fantasia di Mirtha peregrinò nell’universo delle favole volendo rintracciare il suo amato per ore e ore. Niente. Pianse accorata. E lacrimò ancor di più quando vide chiudersi le finestre di casa Zuckerman per rispettare il “kaddish”. Josse, il rabbino poeta, era morto. E con lui l’amore per sempre. Ogni anno, da cent’anni a questa parte, quando l’aria si intiepidisce per far spazio alla buona stagione, a Baszne c’è sempre una fanciulla innamorata che trattiene la disperazione a fatica. Così racconta la storia.
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