Golem. Il cibo dalla tradizione millenaria

Giuseppe Burschtein

04/11/2010

Sono scrocchiarelli. Non mi viene altro aggettivo per descrivere la consistenza dei cetrioli in salamoia. E hanno un profumo inconfondibile che sa di sale e di storia millenaria. E se siete un ebreo ashkenazita, ovunque viviate, difficilmente ne saprete fare a meno perché dopo aver lasciato il latte della mamma, subito dopo le pappe, quello dei cetrioli sarà il gusto e la fragranza che vi accompagnerà durante ogni pasto per tutta la vita. Che sia un matrimonio o una grigliata fra gli amici, una cena di gala o il vassoio davanti alla Tv, uno spuntino a mezzanotte o la grande cena del Seder di Pesach. In tavola, artigianali prodotti dalle “amorevoli mani della yiddishe mame” o zeppati con precisione millimetrica nei grandi vasi di vetro delle industrie, i “ pickles”, come li chiamano in America, non mancano mai. E quel particolare “scroc” che musica ogni boccone, finisce per diventare la colonna sonora della cucina ebraica dell’Europa centro orientale. L’amore giudaico per i cetriolini viene da tempi lontani: gli archeologi testimoniano di semini trovati in Mesopotamia almeno quattromila anni fa portati da alcuni viaggiatori indiani attraverso la valle del Tigri e la Bibbia, che parla allo spirito pur non trascurando una certa carnalità espressiva, ne dà conto un paio di volte, attraverso i versetti di Isaia e nel libro dei Numeri. Cleopatra li aveva introdotti nei trattamenti di bellezza, Giulio Cesare nella dieta dei soldati, che pur inconsapevoli, si avvantaggiavano di magnesio, calcio, ferro e antiossidanti. Colombo, trangugiandoseli in mezzo al mare, sfruttava un ottimo contorno e allontanava il rischio di pellagra. Per le buone matrone ashkenazite erano una buona alternativa al cavolo che regnava sulle tavole invernali ed erano fonte di nuovi guadagni e ispirazione per piccole forme di commercio. Da secoli vengono preparati d’estate e sempre nella stessa maniera: acqua, aceto, sale, pepe e senape in grani, aneto. Poi un ingrediente magico che ha che fare con una tradizione millenaria, con la cultura e i luoghi dell’ebraismo, con lo spirito della preghiera, con la malinconia e l’umorismo, col profumo della festa, con l’amore. Mettete quel componente e… voilà, saranno cetrioli perfetti.

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