Golem. Gli ebrei nascosti di Belmonte

Giuseppe Burschtein

18/07/2010

Dalla strada che si arrampica sulla Serra da Estrela si vede la Spagna. Siamo a quattr’ore da Lisbona e le pianure lavorate del centro ora lasciano lo spazio ai passi alti che, sali e scendi, poi si aprono sull’Estremadura e la Castiglia. Nella zona di Castelo Branco, tra i frutteti profumati della Cova da Beira e la depressione feconda di Fundao si risale verso Belmonte. Un paesone di qualche migliaio di portoghesi, dalla storia, a dir poco, straordinaria. Il fatto che ci nacque Pedro Alvares Cabral che al comando di 15 navi mise al Brasile le insegne della corona portoghese, ormai passa quasi inosservato. La storia, quella che comincia con “…C’era una volta…” è un’altra. E “quella volta”, che poi era verso la metà del 1200, a Belmonte vivevano tante famiglie di ebrei. Si dice che una casa sì e una no, delle centinaia edificate, fosse abitata da una famiglia israelita. Sefarditi che arrivavano da oriente, dalla Spagna e da tutto il mediterraneo. Artigiani, studiosi, mercanti e rabbini. Pregavano in una piccola sinagoga e crescevano in pace e prosperità. Per quasi trecento anni. Fino a quando i refoli fetidi dell’Inquisizione cominciarono a spingere centinaia, poi migliaia di ebrei, cacciati dai Reali di Spagna e dalla Chiesa, verso i monti della Serra e a rifugiarsi, terrorizzati ma vivi, oltre il confine, a Belmonte. E quando il vento e il fetore raggiunsero anche il Portogallo, in pochi anni, nessun ebreo fu più capace di sfuggire al maglio infernale del Cardinale Enrico, “torquemada” e fratello del re. Per le vittime dell’autodafè, solo due strade: il rogo o la conversione. Chi scelse la vita, dovette vedersela con la propria anima, incendiata non meno che sul fuoco, e abbracciare una fede che pubblicamente sarebbe stata devota al Dio dei cristiani. Ma nell’intimità, nel silenzio della preghiera, nei ritmi della solitudine, nei riti e nelle suppliche gli ebrei di Belmonte non avrebbero mai rinunciato a recitare: “Shemà Israel”, “Ascolta, Israele”. Da allora, per quattrocento lunghi anni, quei diecimila “conversos” portoghesi mantennero in segreto il loro patto con Abramo. Cristiani con gli uomini, ebrei con Dio, marrani con la storia. E solo da pochi anni, gli ebrei-nascosti della Serra da Estrela, si sono riappropriati apertamente delle proprie tradizioni. Oggi anche a Belmonte, da dove si vede la Spagna, finalmente è Shabbat.

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