12/02/2014
Quattrocentocinquant’anni fa, il 15 febbraio del 1564, nasceva a Pisa Galileo Galilei, fisico, filosofo, astronomo, matematico, finanche letterato. Personaggio dal multingegno, un bel mix di intelligenza e curiosità. Oggi, probabilmente, costretto a emigrare all’estero, poiché per una docenza universitaria gli avrebbero senz’altro preferito i figli/nipoti/nuore/cognati/amanti di… Almeno da questo punto di vista a Galileo non andò male. Ebbe cattedre nelle Università di Pisa e Padova. Fu nominato Matematico e Filoso del Granducato di Toscana con uno stipendio da 1000 fiorini. Una consulenza d’oro, potrebbe obiettare qualcuno. Ma in tal caso competenze e titoli erano provati. Venne accolto nella romana Accademia dei Lincei. Pubblicò libri di successo. Ideò e fabbricò strumenti tecnici come il compasso geometrico militare, facendo business delle proprie invenzioni. Tutto ciò per dire che non gli mancarono riconoscimenti, gratificazione, denaro.
Gira il mondo gira - I problemi, come è noto, sorsero per lui allorché, con largo anticipo su Jimmy Fontana, si mise a proclamare che… gira il mondo gira nello spazio senza fine. E questo alla Chiesa – o tantomeno alla lobby dei preti geofili, ovvero geocentrici – non piacque affatto, pensando che un eventuale movimento della terra avesse potuto nuocere irrimediabilmente al Cielo. Intendiamoci, vi erano anche allora berrette cardinalizie posate su teste perspicaci. Una di queste era quella del cardinale Cesare Baronio, che badava a distinguere: “l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo”. Proprio in ragione di questo assunto di laicità il buon Galileo cercò di spiegare da par suo il concetto di un Dio che parla sia attraverso il “libro della Natura” sia attraverso il “libro della Scrittura”. Niente da fare. I fratacchioni del Sant’Uffizio, la mattina del 22 giugno 1633, fecero condurre il Galilei in una sala del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma e lo condannarono al carcere. Pretesero pure che durante la lettura della sentenza si inginocchiasse e, barba a terra, ritrattasse formalmente il suo errore. La condanna prevedeva il carcere in Roma, poi commutatogli in «relegazione o confine al giardino della Trinità dei Monti», cioè presso l’ambasciata del Granduca di Toscana. Ma dopo qualche giorno, giusto per interessamento di Ferdinando II, lo scienziato venne confinato a Siena, in casa dell’Arcivescovo Ascanio Piccolomini.
Un vescovo progressista - Ascanio era nato e cresciuto a Firenze, dove il padre aveva svolto funzioni di precettore del figlio del granduca. Proprio agli anni giovanili risaliva la sua conoscenza del Galilei quale insegnante di matematica alla corte granducale. Intrapresa, dopo laureato, la carriera ecclesiastica, era stato nominato quinto arcivescovo di Siena il 31 dicembre del 1628 e vi sarebbe rimasto fino al trasferimento a Roma, avvenuto nel 1671, anno della sua morte. Era persona di cultura, di larghe vedute, nutriva stima e affetto nei confronti del Galilei. Tant’è che cercò di rendergli il più possibile gradevole quel soggiorno coatto da scontare nella città della Vergine. L’arcivescovo Piccolomini abitava nell’omonimo palazzo detto anche delle Papesse. Galileo vi giunse il 9 luglio del 1633 per rimanervi circa sei mesi. La premurosa ospitalità di Ascanio lenì non poco lo scoramento dello scienziato, gli restituì serenità, voglia di studiare e scrivere. In seguito avrebbe confidato all’amico Elia Diodati “[...] in Siena in casa Monsig. Arcivescovo [...] composi un trattato di un argomento nuovo, in materia di meccaniche, pieno di molte specolazioni curiose ed utili”. Alludeva ai “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze” che sarebbe stato pubblicato a Leida nel 1638.
La luna vista da Siena - Una serata indimenticabile a casa Piccolomini fu quella dell’agosto 1633 con la luna al primo quarto che, nitida e vezzosa, sbalzava sul cielo di Siena. Fattosi buio, una congrega di eruditi, docenti e allievi salì le scale arcivescovili per una straordinaria lezione di astronomia. Il Galilei, infatti, si era fatto spedire “l’occhiale” con cui per primo aveva scrutato i corpi celesti, e piazzato il telescopio sull’altana del palazzo poté offrire ai convenuti l’emozione di un incontro ravvicinato con luna e stelle. Faceva parte della compagnia il senese Teofilo Gallaccini, professore di filosofia e medicina, ma che aveva esteso i suoi studi all’astronomia, alla meccanica, alla matematica, all’architettura. Versato pure nel disegno, fissò in alcune tavole le osservazioni della luna guidate da Galileo, così da lasciare testimonianza di quanto la selenica notte avesse rivelato.
Destinazione Arcetri - Il soggiorno forzoso di Galileo presso l’amico Ascanio terminò il successivo 19 dicembre, quando l’eretico fu autorizzato a trasferirsi ad Arcetri, in una dependance del convento dove erano monache le figlie Virginia e Livia. Là, in stato di dimora vigilata, morì nel 1642 all’età di 78 anni, assistito dai suoi discepoli Vincenzo Viviani e Evangelista Torricelli. Nei “Sepolcri” il Foscolo lo avrebbe celebrato scrivendo: “Vide / sotto l’etereo padiglion rotarsi / più mondi, e il Sole irradïarli immoto, / onde all’Anglo [cioè al matematico inglese Newton] che tanta ala vi stese / sgombrò primo le vie del firmamento”. Diversi coevi del Galilei, alla sua morte pensarono – con dispetto degli ecclesiastici – che senz’altro fosse volato nei superni spazi. Il luogo a lui più congeniale. Corre voce che, da lassù, Galileo ami ancora scrutare verso il basso per compiacersi del girotondo terrestre. Tempo fa gli era giunta voce che a Siena, però, qualcosa non girasse. Impugnò il suo ingegnoso occhiale puntandolo in direzione della città. Guardò a lungo dentro il brillio delle lenti fino a borbottare… eppur si muove.
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Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...
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