Europa e anti-Europa. Vera e falsa modernità

Joseph Ratzinger

09/01/2023

Nella storia movimentata del concetto e della realtà di «Europa» è sintomatico che la preoccupazione per essa si sia sempre presentata in modo accentuato quando incombeva «un pericolo per i popoli che vanno unificati sotto questo nome collettivo». Non si tratta quindi di un fenomeno limitato alla nostra epoca, che di fronte alle distruzioni provocate da entrambe le guerre mondiali ha visto diventare pressante, nel mondo europeo, la questione dell’Occidente e della ricostruzione di un’Europa unita. Heinz Gollwitzer ha messo in evidenza come già il passaggio, riuscito dall’inizio dell’epoca moderna, della parola «Europa» dalla lingua colta in quella popolare non sia stato solo una conseguenza della grande efficacia del pensiero umanistico, ma vada considerato anche come una reazione alla minaccia da parte dei turchi. L’Europa scopre se stessa nel modo più chiaro, quando viene messa con forza di fronte a ciò che rappresenta l’opposto della sua essenza. Ci si può avvicinare più facilmente alla natura di una cosa, constatando innanzitutto una volta per tutte ciò che essa non è.

Il problema dell’attuale dibattito sull’Europa, e anche quello della lotta politica riguardo all’Europa, consiste in gran parte nel fatto che rimane poco chiaro cosa si intenda o si affermi effettivamente con «Europa». È qualcosa di più di un sogno romantico alquanto nebuloso? È qualcosa di più che una comunione di interessi politico-economici tra i Paesi che una volta dominavano il mondo, che sono ormai in una posizione marginale? Ciò che si intende effettivamente con Europa deve probabilmente trovarsi tra l’idealismo nebuloso e la comunione di interessi meramente pragmatica: ma solo se essa è più sia dell’uno che dell’altra, può rappresentare in modo durevole lo scopo insieme reale e ideale di un agire politico moralmente determinato. Ciò che è soltanto reale, senza un’idea morale che gli dia forma, non resiste; ma anche il mero ideale, che non abbia alcun contenuto politico concreto, rimane inefficace e vuoto.

Allora una prima tesi, che deve fare da fondamento alla mia relazione, potrebbe essere: solo se il concetto di «Europa» rappresenta una sintesi di realtà politica e idealità morale, può diventare una forza determinante per il futuro. Di conseguenza dobbiamo cercare un concetto di Europa che soddisfi queste esigenze. Come metodo ci si è appena offerta, a partire dalla stessa storia del pensiero europeo e della realtà europea, la via di chiedere innanzitutto ai modelli opposti quello che l’Europa non è. Se cominciamo con il rintracciare i modelli opposti a quello che, in base alla sua storia e all’etica custodita in essa, si deve chiamare «Europa», allora vedo in particolare tre di essi che esprimono ciascuno una diversa inclinazione rispetto alla dinamica storica dell’Europa. In tutto il mondo vi è oggi innanzitutto una forte tendenza psicologica e politica che vorrebbe tornare indietro nella storia, a prima dell’elemento europeo: essa vorrebbe, per così dire, purificare dall’invasione di ciò che è europeo, che viene visto come un allontanamento dalla propria essenza, o addirittura come peccato originale della storia, come causa della pericolosissima crisi nella quale si trova oggi l’umanità. C’è una seconda tendenza a fuggire in avanti rispetto alla storia d’Europa e a mettere da parte il suo orientamento, in modo tale da rompere il legame con i suoi fondamenti. Come terza vi è una tendenza che unisce entrambi i suddetti orientamenti, ottenendo perciò la più salda fusione di realismo e forze motrici ideali e divenendo così anche il più potente modello opposto all’Europa.
 
La vera Europa. Identità e missione di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI
(Edizioni Cantagalli, p. 25)
 
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Joseph Ratzinger nel 2005 viene eletto Papa Benedetto XVI

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