In questi giorni di quarantena ho sentito parecchi amici e colleghi e più che l'angoscia per il momento che stiamo vivendo, mi sembra che ad accomunarci sia un'ansia da sistemazione perpetua. C'è chi in questo domicilio coatto riordina i vinili, i libri, chi la cassetta degli attrezzi, il portaspezie o le cartelle sparse sul desktop del proprio pc. Tutti in un certo senso stiamo catalogando o in altre parole elencando qualcosa, e io non sono da meno. Domenica risistemando gli scaffali della libreria mi è capitato tra le mani un romanzo di Flaubert e anziché rimetterlo al suo posto, tra Fitzgerald e Fogazzaro, l'ho tirato giù e riletto. All'improvviso tutto è diventato chiaro: “Buona idea accarezzata da entrambi. Se la dissimulano a vicenda. -Di tanto intanto sorridono quando ci pensano, -poi se la comunicano contemporaneamente: copiare […] Copiamo! È necessario che la pagina si riempia.”
Così si chiude l'ultima e incompiuta fatica flaubertiana in cui i due curiosi eroi che danno il titolo al libro, Bouvard e Pécuchet, dopo aver lavorato per anni come impiegati copisti presso i rispettivi uffici parigini, si trasferiscono nella campagna francese per godere dei piaceri che la vita riserva loro ma soprattutto per dare sfogo alla propria insaziabile sete di conoscenza. In questo modo i due protagonisti entrano in una spirale ossessiva che li inghiotte giorno dopo giorno mentre cercano utopicamente di mettere in pratica tutte le teorie e le discipline del sapere umano (dalla filosofia teoretica alla ginnastica, dalla botanica al mesmerismo passando per la chimica della distillazione) con l'ausilio dei più autorevoli trattati dell'epoca. Solo alla fine di questa lunga e inquieta parentesi, torneranno finalmente alla loro occupazione originale, ossia copiare, scrivere, trascrivere, stilare, vergare e soprattutto elencare tutto ciò che hanno appreso nella loro bucolica esperienza, come nel disperato tentativo di contenerlo, di collezionarlo e distillarlo più che di capirlo e tramandarlo.
Quando lessi il libro la prima volta, immedesimandomi con i due protagonisti e con il loro folle gesto di grafomani in preda a un delirio da horror vacui, provai uno strano senso di disagio. Quella moralistica conclusione del capolavoro di Flaubert mi trasmise un'ansia da riempimento, come se la vita fosse una grande bestia famelica da saziare in fretta per non correre il rischio essere mangiato a mia volta. Rileggendo il libro, invece, ho capito come tra le righe si nascondesse l'incontenibile desiderio di completare l'esistenza e darle un senso aggredendo e soffocando tutti gli spazi bianchi, registrando le ore, i giorni, ciascun pensiero, idea o esperienza vissuta per tracciare un percorso, per geolocalizzarsi lungo il sentiero della propria vita (o del proprio bilocale) e riconoscersi, proprio come un cartografo farebbe durante le sue ricognizioni, in definitiva per prendere coscienza di sé: sappiamo chi o cosa siamo quando sappiamo dove siamo.
Enumerare è lodare, la stessa passione fino all'infinito, l'ho letto da qualche parte. Il libro di Flaubert in fondo è un elogio della lista, il razionale tentativo di due uomini di mettere ordine a tutti i segni che si è trascritto nel tempo, fino a dargli una forma concreta e riconoscibile, come una mappa appunto; si potrebbe dire che sia la classificazione che la cartografia hanno come scopo principale quello di arginare la naturale frammentarietà del mondo. Detto ciò, bisogna fare i conti col fatto che stilare una lista pensando di riorganizzare qualcosa non significa necessariamente riuscirci. Insomma, che si tratti di un catalogo delle opere del Perugino, di un elenco telefonico, di un rimario, di uno schedario contabile, di una classifica musicale, di una bibliografia, di una lista elettorale, civica, dei desideri, dei passeggeri, di nozze o di una semplice lista della spesa, tutto questo altro non è che l'utopistico tentativo di mettere ordine a ciò che in ordine non vuole proprio stare. Ci sarà sempre una nascita o una morte a sovvertire l'assetto precario dell'elenco telefonico di Caprarola, un brano fresco ad ampliare la playlist di vostro figlio, così come una nuova pubblicazione su Garcia Lorca non farà che riaprire e ingrossare una già nutrita bibliografia.
Ecco, in quel perturbamento, in quella cosa che non è entrata nell'elenco rimettendolo in discussione, c'è l'imprevisto fecondo che può sbocciare solo se si sconvolge una regola stabilita. Mai come in questo caso delinquere è creare e contemporaneamente nascere, ma per delinquere e abbandonare la legge, bisogna che prima qualcuno faccia la legge, o la lista. Per ogni punto della lista c'è una faglia che la insidia. Consapevole della provvisorietà di questo esercizio (e soprattutto avendo finito ormai da giorni le cose da riordinare nel mio appartamento) ho deciso di fare una lista delle liste, la mia modesta meta-lista per ammazzare il tempo e far nascere qualcosa:
-La lista è indipendente. In buona sostanza non è altro che un'estensione del pensiero a cui faccio ricorso quando la mia memoria molla il colpo e si affida alla scrittura. Ma proprio come avviene per un personaggio di finzione, anche l'elenco una volta scritto non appartiene più al suo autore anzi da quel momento in poi comincia a vivere di vita propria trasformandosi, contaminandosi, ingravidandosi e agganciandosi ovunque capiti, in quel procelloso mare di oggettività che è il mondo.
-La lista è marziale. Impiega tutte le proprie energie per stabilire e far osservare le regole secondo cui è stata concepita. Ogni suo sforzo è teso a far rispettare i ranghi e l'ordine che governa ciascuna nota. Come fosse un ufficiale solo al comando, la lista dirige, impone, costringe e vigila su una brigata di voci debosciate, lavative e anarchiche. Se la consegna è quella di disporsi in ordine alfabetico, quelle non ci pensano due volte a disertare per distribuirsi cronologicamente, cromaticamente, per colore o grandezza.
-La lista è inesauribile. Come già detto, ogni classificazione è aperta e pronta ad accogliere o sostituire nuovi elementi che non solo rendono impossibile la chiusura categorica dell'elenco, ma ne possono perfino cambiare l'ordine costituito.
-La lista è una finzione. Perché in quanto inesauribile e aperta, è una pratica illusoria. Il suo tentativo di sistemazione non può funzionare in assoluto.
-La lista è una preghiera. Ogni suo punto è un atto di evocazione e invocazione, a suo modo un tentativo di rendere immortale ciò che elenca. È l'espressione di un desiderio di puro.
-La lista è narcisista. Potrebbe stare ore a lodarsi elencando tutti i modi di fare se stessa. Lo farebbe copiando, rubricando, schedando, rilevando, enumerando, listando, trascrivendo, redigendo, elencando, collocando, compilando, catalogando, incasellando, classificando, inventariando, annoverando, sciorinando vergando, ordinando, registrando, archiviando, stilando, contando, indicizzando, campionando, rubricando, scrivendo, censendo, disponendo ecc ecc.
Torna Indietro