02/11/2010
Quest’ottobre ci è scivolato addosso senza quasi che ce ne accorgessimo. Abbiamo avuto belle giornate tiepide e variabili, capaci di valorizzare le qualità paesaggistiche della nostra bellissima montagna. In queste settimane, in attesa delle feste dell’olio e di una stagione più rigida, migliaia di turisti hanno percorso i nostri centri storici; forse, in cerca di genuinità perdute, dell’albero del pane che, a quanto pare, esiste soltanto qui e bisognerebbe chiedere loro se l’hanno trovato. Funghi, castagne, vino, la montagna sa ancora vivere in autonomia e rischia di distrarsi da problemi più grandi e incombenti.
Dalla Provincia di Grosseto poi, arrivano segnali in controtendenza, ci sarebbe una crescita del 4%, per cui: finanziamenti soltanto per questioni gravi e/o inderogabili. Altre zone del grossetano stanno evidentemente peggio di noi. Ma dalla Cgil invece, pervengono allarmi preoccupati per una deriva economica inarrestabile ed una distrazione complessiva del sistema sociale, dalla politica, ai cittadini, agli operatori economici. Il sistema istituzionale è ormai congelato, spariranno le Comunità montane con le loro fondamentali deleghe, per lasciar posto a vaghe associazioni comunali poco amate da molti sindaci che, magari, ora vedono aumentare il loro potere decisionale. Cala il fatturato delle aziende artigiane e il commercio si regge sui patrimoni familiari; stanno per esaurirsi i privilegi dovuti alle pensioni d’oro della silicosi. La scuola è allo stremo, saranno effettuati tagli e accorpamenti.
Ci crolla il mondo addosso ed è come se nulla fosse, non ci sono cause, sembra, e nemmeno nemici da combattere, piuttosto un ineluttabile destino, ma, più probabilmente si tratta di un allentamento della tensione civica insito nel cambiamento generazionale e nell’arrotarsi della politica su se stessa. Dove sono ormai i minatori agguerriti? (In pensione?). Gli artigiani disposti a scendere in piazza per affermare i propri diritti? (A contare giorni per arrivare a fine mese?). Dove sono gli studenti che, negli anni Settanta, scesero nelle strade e nei villaggi minerari a fianco degli operai? (Pensano al prossimo sabato da sballo?).
Ma soprattutto dov’è l’Amiata e cosa è oggi? Occorre un azzeramento, una ripartenza dalle persone, dai partiti, dalle componenti sociali. Questo giornale non appoggia particolarmente nessun partito o lista civica, ha ovviamente simpatie che sono quelle di ogni suo componente e persegue con forza una libertà di dialogo, una volontà di discussione che sia percorso per raggiungere comportamenti nuovamente ragionevoli. Già, ragionevolezza. Io credo che di questo abbiamo bisogno ora!
da Il Nuovo Corriere dell'Amiata (edizioni Effigi) - novembre 2010
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