Donatella Di Pietrantonio, quando ad essere sbagliata è la verità

Luigi Oliveto

15/11/2017

Donatella Di Pietrantonio è abruzzese e della sua terra conosce bene spigolosità e asprezze, anche quelle che si riflettono nelle vicende umane. Come nella storia narrata nel suo ultimo romanzo intitolato “L’Arminuta”, che in dialetto vuol dire “la ritornata”. Protagonista è una ragazzina nemmeno quattordicenne che si ritrova, appunto, a dover ritornare dalla madre naturale dopo che era stata abbandonata (‘donata’) e presa in adozione quando aveva solo sei mesi. Eccola, dunque, lasciare il calore della casa e dell’affetto dei genitori adottivi per ritrovarsi in un ambiente squallido, misero; sperimentare così il dramma di un doppio abbandono e il conseguente senso di colpa che in tale circostanze irrompe. Ma lei vuole capire cosa e perché è accaduto, trovare le ragioni della testa e del cuore. Desidera ricostruirsi un’affettività, conquistare quanto la vita sembrerebbe, invece, negarle. Perché “Non hai colpa se dici la verità. È la verità che è sbagliata”.
 
 
A tredici anni non conoscevo più l’altra mia madre.
Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse. Sul pianerottolo mi ha accolto l’odore di fritto recente e un’attesa. La porta non voleva aprirsi, qualcuno dall’interno la scuoteva senza parole e armeggiava con la serratura. Ho guardato un ragno dimenarsi nel vuoto, appeso all’estremità del suo filo.
Dopo lo scatto metallico è comparsa una bambina con le trecce allentate, vecchie di qualche giorno. Era mia sorella, ma non l’avevo mai vista. Ha scostato l’anta per farmi entrare, tenendomi addosso gli occhi pungenti. Ci somigliavamo allora, più che da adulte.
La donna che mi aveva concepita non si è alzata dalla sedia. Il bambino che teneva in braccio si mordeva il pollice da un lato della bocca, dove forse voleva spuntargli un dente. Tutti e due mi guardavano e lui ha interrotto il suo verso monotono. Non sapevo di avere un fratello così piccolo.
– Sei arrivata, – ha detto lei. – Posala, la roba.
 
[da L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi, 2017]
 
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Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004), Giosuè Carducci. Una vita da poeta (2011), Giovanni Pascoli. Il poeta delle cose (2012), Il giornale della domenica. Scritti brevi su libri, vita, passioni e altre inezie (2013), Il racconto del vivere. Luoghi, cose e persone nella Toscana di Carlo Cassola (2017). Cura la ristampa del libro di Luigi Sbaragli Claudio Tolomei. Umanista senese del Cinquecento (2016) ed è co-curatore dei volumi dedicati a Mario Luzi: Mi guarda Siena (2002) Toscana Mater (2004),...

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