Da Olimpia 776 a Londra 2012, origini storiche e mitologiche delle Olimpiadi

Duccio Rossi

20/08/2012

Si è conclusa la trentesima edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna: London 2012. Centosedici anni ci separano da quel primo braciere di Atene nel 1896, quando il sacro fuoco di Olimpia fu riacceso, dopo millecinquecento anni, per volere del barone Pierre de Coubertin. 14 Paesi in gara, 43 specialità, 241 atleti, tra i quali nessuna donna: questi i numeri della prima Olimpiade la quale, nonostante la grave crisi economica in cui versava la Grecia alla fine dell’Ottocento, si svolse con grande successo.

La vittoria di Spiros Luis - E fu proprio un greco – Spiros Luis, un acquaiolo di Marusi – a vincere la gara simbolo dei Giochi: la Maratona. Così descrisse quella vittoria il cronista dell’epoca, Babis Anninos: “Luis da Marusi, fermatosi alla locanda di Pikermi, ha ordinato un bicchiere di vino, si è informato su coloro che lo precedevano e, assolutamente sicuro di sé, ha dichiarato che li avrebbe raggiunti e superati”. E come le nebbie della leggenda avvolgono la vittoria sottogamba di Spiros Luis, quelle del mito avvolgono le vere origini delle antiche Olimpiadi dei Greci.

Le origini delle Olimpiadi - La mitologia parla del trionfo di Zeus su Crono per il possesso dell’Universo, della vittoria di Pelope su Enomao nella corsa dei carri ed affida ad Eracle, il latino Ercole, il compito di istituire i Giochi e fissarne le regole. La tradizione storica invece fa risalire l’istituzione dei Giochi olimpici al 776 a. C., data convenzionale a partire dalla quale i Greci cominciarono a misurare il tempo in cicli quadriennali, prendendo proprio come riferimento le Olimpiadi. Un calendario che rimase in vigore fino all’anno 393 d. C., quando i Giochi furono vietati per ordine dell’imperatore Teodosio, poiché ritenuti un simbolo del paganesimo. Inizialmente le Olimpiadi antiche vedevano la partecipazione di pochi campioni, solamente di quelli provenienti dalla regione dell’Elide, dove si trova il santuario di Olimpia. Poi, col passare del tempo, partecipò un numero sempre maggiore di città e i Giochi divennero così un vero e proprio evento panellenico, durante il quale vigeva la pace olimpica: una tregua inviolabile che durava per tutto il periodo delle Olimpiadi. Cinque giorni di gare con diciotto discipline diverse andarono a costituire un programma olimpico che dal V secolo a. C. rimase invariato fino al 393 d. C.

Riferimenti letterari - Già nell’Iliade e nell’Odissea, agli albori della letteratura occidentale, troviamo molti riferimenti all’atletica e ai giochi. Si parla infatti di pugilato, di lotta, di corsa dei carri, di lancio del disco e del giavellotto. Odisseo, il latino Ulisse, lancia il disco nell’ottavo libro dell’Odissea; nel ventitreesimo dell’Iliade il “piè veloce” Achille invita i compagni a cimentarsi nel lancio del giavellotto, ed ancora Odisseo e Aiace sono abili lottatori che si stringono nella morsa delle loro braccia robuste.

Bolt come il figlio di Zeus - L’odierna realtà però non ha niente da invidiare all’antico mito: i 9’’63 di Usain Bolt nei cento metri piani avrebbero fatto impallidire anche i più veloci corridori della Grecia antica, i quali avrebbero sicuramente considerato il giovane atleta giamaicano un’incarnazione esotica del fulmine dorato del padre Zeus.

Duccio Rossi

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