Cronostoria di uno stato di Pandemia

Mattia

27/04/2020

Il tema di Mattia, studente dell’Istituto di Istruzione Superiore Sallustio Bandini di Siena
Il Coronavirus, anche meglio conosciuto con il suo nome scientifico (COVID-19) è un virus proveniente dalla Cina, più precisamente dalla città di Wuhan. I primi casi registrati in Cina vengono riscontrati nei primi giorni del 2020, ma vi erano molte persone malate di polmonite con origine sconosciuta anche a metà dicembre 2019. Il virus era già presente nel mondo animale, ma non ancora in quello umano.
 
Il virus è arrivato in Italia a fine gennaio e si è propagato rapidamente fino a diventare una vera epidemia nel mese di febbraio, specialmente in Lombardia e in Veneto. Nei primi giorni di marzo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara che la situazione si è complicata e dopo poche ore viene dichiarato lo stato di Pandemia. In Italia mercoledì 5 marzo 2020, nel tardo pomeriggio, il Premier Giuseppe Conte, sotto le varie indicazioni dei ministri incaricati, emette il primo Decreto di una serie ancora non conclusa. Alle prime luci dell’alba di giovedì 6 marzo il Decreto viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La sera precedente la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina comunica ufficialmente la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, private e pubbliche fino al 5 aprile.
 
Già partendo dalla mattina del 6 marzo milioni di persone si recano nei centri alimentari per acquistare quanto più cibo possibile, per paura di non trovarne più qualora la situazione peggiorasse. Nella tarda serata del 6 marzo il capo del dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli dichiara lo stato di emergenza nazionale, parlando di una situazione più che critica. Dal giorno seguente l’Italia inizia a registrare un numero impronunciabile di decessi, terapie intensive stracolme e panico negli ospedali del nord. Il 10 marzo il premier emette un altro Decreto molto importante, che può essere riassunto con l’hashtag #IORESTOACASA, così si invitano i cittadini italiani a uscire solo per necessità e non per motivi ricreativi, evitare assembramenti e qualsiasi forma di gruppo. Ad oggi la situazione rimane drastica e le abitudini degli italiani sono cambiate di conseguenza. Le scuole si sono adeguate con la didattica a distanza, che però non può essere equiparata alle normali modalità di studio.
 
La mia giornata tipo ad esempio inizia come una normalissima giornata scolastica, ma invece di incamminarmi verso il mio istituto scolastico mi siedo comodamente alla scrivania e accendo il portatile.  Alla fine delle lezioni dopo un buon pranzo inizio con lo svolgimento dei compiti giornalieri, dopo qualche ora di studio mi dedico ad attività ricreative come videogame o leggere, la serata si conclude come una normalissima giornata prima del Coronavirus.
 
A parer mio ci sono molti effetti negativi in questo periodo, ma anche positivi: il divieto di uscire di casa spesso mi rende nervoso, perché mi sento rinchiuso come in gabbia, però questo divieto mi ha fatto passare del tempo con la mia famiglia, tempo che in un normale periodo non avrei mai avuto. La didattica a distanza mi permette di organizzarmi meglio con lo studio e ne traggo un profitto migliore che in classe.
 
Questa pandemia può essere paragonata alla peste del 1628, di cui Alessandro Manzoni parla nel suo romanzo più celebre “I Promessi Sposi”. Credo che la situazione debba evolversi, che le persone debbano ascoltare chi ne sa più di loro, in Italia si tende a fare sempre di testa propria, così facendo però non si comprende che la situazione potrebbe peggiorare, e il tempo per far regredire l’epidemia può essere notevolmente più lungo. La soluzione si cerca giorno per giorno, si sviluppano cure che per funzionare devono essere sperimentate e per la sperimentazione serve tempo, quindi per evitare i contagi è fondamentale rimanere a casa e uscire il minimo indispensabile.
 
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