13/05/2010
Non so di preciso cosa sia il destino, ma bene o male tutti noi, almeno una volta nella vita, gli abbiamo dato la colpa o il merito di un fatto successo. Quanto più un episodio accaduto genera in noi una magnifica emozione tanto più ci soffermiamo a fare mille ipotesi, a ragionare, a fare collegamenti in merito ad altri fatti ancora più remoti pur di dare una spiegazione, pur di giungere al motivo per cui “il destino” ci ha fatto partecipi del suo programma.Così come il tempo anche il destino non guarda in faccia a nulla e a nessuno. Il suo inesorabile corso fatto di inspiegabili intersezioni di fatti e accadimenti, di vite e di episodi, continua imperterrito a coinvolgere la quotidianità di ognuno.
L’unica possibilità per poter scampare al destino è, a parer mio, il libero arbitrio che ci permette la scelta di salire o meno sul suo carrozzone… ma poi, mi domando…. se dovessimo decidere di non salire, anche quello è destino con tutte le sue conseguenze?
La storia raccontata in questo libro è molto particolare. Il genio si sposa con la razionalità, l’amicizia si coniuga con la stima al fine di consolidare la fiducia sulle principali scelte da compiere attraverso gli ideali per non perdere mai il suo credo e permettere di andare avanti a realizzare un sogno. Così si intrecciano le vite di due personaggi illustri che hanno delineato le sorti dell’Europa a cavallo tra il XVIII e il XIX Secolo. Particolare è dunque l’amicizia tra Gaspard Monge e Napoleone Bonaparte.
Tra loro c’era una particolare amicizia legata da un ideale rivoluzionario. La loro differenza di età li costringeva a stare ad una certa distanza per diversi motivi: il lavoro di Gaspard Monge, la vita militare di Napoleone, ma tra di loro c’era attrazione….una vera e propria empatia così come descritto da Schopenhauer (1747-1805) in un suo aneddoto seguente: In una fredda giornata d'inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente.
Gaspard Monge è un matematico che godeva di una stima profondissima da parte di Napoleone Bonaparte. Ma il carattere di quest’ultimo era pungente e spigoloso. La presenza di Monge nelle analisi e negli studi delle strategie della campagna d’Italia perseguita da Napoleone condizionò, a mio avviso, tantissimo il genio militare del Generale tanto da essere il suo più fidato collaboratore e amico. Ma perché Napoleone lo volle in Italia tra il 1796 e il 1798? Perché Napoleone lo insignì delle più alte cariche dello Stato con altrettanti titoli nobiliari? Cosa avrebbe fatto Napoleone senza Monge?
Ma chi è veramente Gaspard Monge? Pochi saprebbero rispondere a questa ultima domanda. Matematici, fisici, architetti, ingegneri, costoro direbbero che è stato il creatore della geometria descrittiva, cioè del metodo della doppia proiezione ortogonale che consente di costruire un corpo, un edificio, una macchina a partire da disegni nel piano, soddisfacendo ogni esigenza ingegneristica.
Questa è una risposta esatta, ma parziale e incompleta. Il contesto storico, la passione per gli eventi del periodo in cui ha vissuto, la sua sensibilità, la consapevolezza di vivere momenti storici unici, il suo orgoglio, la sua tenacia, la sua instancabile lena ne hanno fatto un vero uomo ed un eroe della rivoluzione prima e dell’impero dopo!
tratto da Il segreto del generale di Marco Alessandro De Caprio (Musso editori, pp 382 € 18)
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