Inviare il proprio romanzo con tutte le migliori speranze, va bene. Attendere un tempo congruo per avere risposta, va bene. Inviarlo ad altre case editrici, va bene. Insultare l’editore che risponde di non essere interessato alla pubblicazione, NON va bene. Fare le poste alla redattrice perché legga il manoscritto, NON va bene. Diventare lo stalker telefonico della redazione, NON va bene. Ecco, ci tenevo a chiarirlo. Solo perché ho conosciuto molti editori e redattori traumatizzati… solo per quello, tutto qua. Amici, se non arriva una proposta di pubblicazione, nonostante abbiamo inviato il nostro romanzo a tutti, ma proprio a tutti, compreso il cugino dell’edicolante che ha aperto un chiosco di bibite a Bora Bora e lì ha conosciuto il genero della pronipote del tale editore e si è fatto dare l’indirizzo email segretissimo che ci ha passato in cambio di acquisto di quote del chiosco, ecco - dicevo - se, fatti tutti i tentativi possibili e impossibili, la risposta non arriva, forse la risposta c’è già. Ed è un “NO”. Sì, lo so, fa male. Lo so, coraggio, via! Bisogna farsene una ragione. Come dite? Ma sì, certo, ovviamente: il romanzo che abbiamo scritto è troppo bello, troppo avanti, troppo superiore per le menti limitate dei contemporanei e quindi tanto vale stamparlo, chiuderlo in una scatola impermeabilizzata, sotterrarlo in cantina, cosicché i posteri potranno finalmente trovarlo e riconoscerne il valore. Noi, nel frattempo, però ne scriviamo un altro: al lavoro!