16/02/2011
Madame Adèle Hugo ansimava, distesa sul letto. Le tende e le finestre erano chiuse nonostante il caldo. Di tanto in tanto, il religioso silenzio che avvolgeva la stanza era interrotto dai lamenti della donna o dal rumore dei proiettili che sfioravano le tegole del tetto. Era il 28 luglio 1830 e fuori imperversavano i moti rivoluzionari, tre giornate divenute in seguito famose con il nome di Les Trois Glorieuses. I negozi erano chiusi, le strade piene di barricate e le tipografie erano state messe sotto sequestro dai gendarmi. Appostati sui tetti, alcuni giovani insorti bersagliavano le guardie con la spazzatura, la polizia e i rinforzi dell’esercito rispondevano con le armi da fuoco. La casa che gli Hugo avevano preso in affitto al numero 9 di rue Jean-Goujon, sugli Champs-Élysées, era relativamente isolata: la famiglia si ritrovò comunque in mezzo agli scontri in una zona dove solo due giorni prima regnava un’atmosfera bucolica. Gli Champs-Élysées, ricchi di alberi e parchi, erano allora una delle mete preferite per i picnic e lo svago dei parigini: improvvisamente quello che un tempo era stato un pascolo per le mucche
era diventato un teatro di violenze. Nel frattempo, in casa Hugo si consumava un dramma di pari importanza per le sorti della famiglia. All’epoca il nucleo familiare era composto da Madame Hugo, da Victor Hugo - patriarca, poeta, romanziere e drammaturgo - da Léopoldine (chiamata Didine) primogenita di sei anni e dai maschi Charles (detto Charlot) di quattro anni e da François-Victor (soprannominato Totò), di due. Mentre le finestre della stanza di Madame Hugo erano oscurate da nuvole di polvere da sparo, un nuovo membro della famiglia annunciava la sua venuta al mondo con un energico vagito. Adèle (Dédé) - chiamata come la mamma che all’epoca aveva ventinove anni - fu la quinta e ultima figlia della coppia. Il primo, Léopold, era morto a soli tre mesi.
Hugo stesso non avrebbe potuto immaginare una situazione più teatrale: “Mia moglie era nel bel mezzo del travaglio mentre gli spari frantumavano le tegole del tetto di casa nostra” scrisse entusiasta, poco dopo gli avvenimenti, ad Alphonse de Lamartine, un poeta suo amico. Sembra quasi che Hugo non sapesse se essere più emozionato per il fatto di trovarsi così vicino al conflitto o per la nascita di sua figlia. Les Trois Glorieuses erano state una diretta conseguenza delle elezioni del 23 giugno e del 3 luglio. Dai risultati del voto era emersa una larga maggioranza del partito di opposizione. Il 7 luglio, Carlo X aveva revocato la libertà di stampa, sciolto la Camera dei deputati e cambiato la legge elettorale. Il 26 luglio, il giorno dopo l’entrata in vigore di questi cambiamenti, alcuni giornalisti progressisti firmarono una petizione di protesta. La notte fra il 27 e il 28 luglio un gruppo di studenti e operai repubblicani dichiararono che la rivolta era l’unica soluzione possibile a quella situazione di crisi. Data l’enorme impopolarità di Carlo X, la città di Parigi appoggiò la protesta. Il giorno della nascita di Adèle gli studenti, gli operai e tutti i loro sostenitori eressero delle grandi barricate nei quartieri centrali e orientali di Parigi. I ribelli, con fucili presi in prestito, attaccarono la guarnigione delle Guardie svizzere, il Palais Bourbon e il municipio. Il 29 luglio tra i morti si contarono circa duecento soldati e ottocento ribelli. Il re, che per tutto il tempo era rimasto a Sainte-Cloude, finalmente accettò di revocare le sue ordinanze, ma oramai era troppo tardi. Al termine dell’insurrezione Carlo X fu deposto. Come nuovo re, il popolo acclamò Luigi Filippo d’Orleans, figura che godeva di un grande consenso trasversale. Madame Hugo non si sarebbe mai aspettata di partorire nel bel mezzo di una rivoluzione. La famiglia si era da poco trasferita nel quartiere degli Champs-Élysées, all’epoca non ancora la zona
esclusiva che sarebbe diventata in seguito. Il cambio di casa, avvenuto quando Madame Hugo era incinta di sette mesi, non era frutto di una scelta, ma della necessità. La famiglia era stata sfrattata dall’appartamento al numero 11 di rue Notre-Damedes-Champs, perché il padrone di casa non ne poteva più del continuo viavai di amici, nemici e parenti. Nella nuova casa, gli Hugo non correvano il rischio di disturbare nessuno perché in quella via non c’erano altre abitazioni. Gran parte del subbuglio che aveva tanto infastidito il padrone di casa era avvenuto in seguito alla prima teatrale della nuova fatica di Hugo, Ernani. L’opera aveva sollevato un gran polverone non tanto per il suo contenuto quanto per la sua forma. Ernani sembrava racchiudere in sé la filosofia letteraria anticonformista e naturalistica del recente movimento romantico. L’opera aveva messo in contrapposizione Victor Hugo e la sua non esigua schiera di sostenitori con i compassati e inflessibili esponenti del classicismo, ovverosia gli chauve-têtes, come li chiamavano i loro giovani e irriverenti detrattori. Ogni volta che si sollevava il
sipario su una rappresentazione di Ernani cominciava una vera e propria lotta da parte dei due gruppi per accaparrarsi i posti. I primi accorrevano per applaudire quello che consideravano un capolavoro mentre gli altri erano lì per dileggiare un dramma che a loro modo di vedere era solo una ridicola farsa. Poco tempo dopo la nascita di Adèle, la vita matrimoniale dei coniugi Hugo attraversò una profonda crisi a causa di Charles Augustin de Sainte-Beuve (1804-1869), critico letterario amicodi Victor. Fra i lavori di Sainte-Beuve, fervente sostenitore del movimento romantico e membro dell’Académie Française, ricordiamo opere di storia della letteratura come Port-Royal, Portraits littéraires e Causeries du lundi. Quando Victor Hugo venne a sapere della relazione tra suamoglie e l’amico di famiglia (che fino a quel momento aveva visto solo come un vecchio scapolo noioso sebbene Sainte-Beuve avesse solo due anni più di lui), non poté dubitarne giacché era stato lo stesso Sainte-Beuve a dirgli tutto. La storia era cominciata in modo innocente: madame Hugo gradiva molto la compagnia del popolare Sainte-Beuve e amava conversare con quest’uomo le cui gentili premure si erano ben presto trasformate in attenzioni più appassionate. Madame Hugo era rimasta colpita dalle attenzioni del critico, così diverse da quelle di natura quasi esclusivamente sessuale che le riservava il marito. Sainte-Beuve non aveva forse un grande carisma, ma in compenso era capace di sincere manifestazioni di affetto e tenerezza.
Al contrario del marito, totalmente preso di sé, Sainte-Beuve nutriva un autentico interesse per le opinioni e le riflessioni intellettuali di Madame Hugo. La capacità che aveva di ascoltare e assorbire informazioni era uno dei suoi punti di forza. In realtà Sainte-Beuve, uomo cerebrale e coltissimo, era molto più abile di Hugo con le parole: Victor si esprimeva in modo verboso e passionale, ma era meno bravo nelle argomentazioni sottili. I critici in seguito lo avrebbero spesso accusato di aver fatto un eccessivo ricorso al pathos nei suoi drammi. La storia tra Madame Hugo e Sainte-Beuve raggiunse il massimo della sua intensità tra il 1830 e il 1831, tanto che cominciò a girare voce che il padre dell’ultima nata fosse il critico e non lo scrittore. In effetti Sainte-Beuve si era introdotto così abilmente nel ménage familiare che l’ignaro Hugo lo scelse senza esitazione come padrino di Adèle. In seguito si pentì di tanta impulsività, mentre Sainte-Beuve ne fu sempre felice. Il 19 settembre 1830, nella chiesa di Sainte-Philippe-du-Roule, fu Sainte-Beuve (che si considerava il padre spirituale di Adèle se non quello biologico), a reggere la testolina della bimba sul fonte battesimale. Sainte-Beuve descrisse così la piccola Adèle: “[era] pura, e comunque aveva qualcosa di me”. Il critico non riuscì a tenere nascosti a lungo i suoi sentimenti. Tormentato dal vano amore che nutriva per Madame Hugo e spesso sconcertato dal modo in cui il marito la trattava, decise di confessare all’amico i suoi sentimenti. L’amicizia fra i due uomini non finì in maniera brusca, ma subì comunque un grosso contraccolpo. Hugo rimase particolarmente ferito quando Sainte-Beuve gli fece leggere alcune delle lettere più appassionate che Adèle gli aveva scritto: “Tra gli affetti della mia vita, compresi I miei figli, siete voi la persona che più ho amato”. Del marito non faceva menzione alcuna. Arrabbiato e ferito, Hugo costrinse la moglie a scegliere tra lui e Sainte-Beuve: essendo una donna pragmatica Adèle scelse Victor. Lo scelse per i figli che aveva con lui nella speranza che quell’incidente potesse rinverdire la passione dei primi anni, quelli del loro amore proibito. Sainte-Beuve, dal canto suo, scrisse che il legame tra lui e Madame Hugo - che Victor non gli permetteva più di vedere – era rappresentato dalla piccola Adèle: “Attraverso di lei io vi amo ancora, e tutte le ombre di odio sono cancellate dal ricordo evocato dalla sua presenza”. Agli occhi di Hugo, la bambina rappresentava l’incarnazione dei suoi sospetti sul conto della moglie.
Adèle Hugo: la miserabile di Leslie Smith Dow
(Menichetti Editore)
Estratto del Capitolo 1 "Legami di famiglia"
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Vincitrice del premio come migliore autrice canadese sotto i trenta anni, Leslie Smith Dow vive con la sua famiglia ad Ottawa in Canada dove, oltre ad occuparsi di letteratura europea e ricerca storica, ama praticare l’equitazione.
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