Viaggio "tra sagra e profano" in compagnia di Gianfranco Molteni

il 19/09/2011 - Redazione

Convivialità, condivisione e senso di comunità. Sono questi gli elementi che animano un altro finale d’estate che, come vuole la tradizione, ci fornisce un calendario ricco di sagre e manifestazioni sparse un po’ ovunque nella provincia e nei territori del senese. Ha parlato della loro origine, storia e tradizione Gianfranco Molteni, direttore del Museo della Mezzadria Senese di Buonconvento, comunità tra l’altro animata in questi giorni dal ricco cartellone di eventi legato alla Sagra della Valdarbia.

Eventi, sagre, ricorrenze popolari. Da dove vengono e come sono nate?
“Eventi e ricorrenze sono concetti abbastanza complessi, soprattutto se accompagnati da un termine assai ambivalente quale è, oggi, l’ aggettivo popolare. In quest’ultimo infatti coesistono in modo indistinto gli aspetti puramente quantitativi, per cui si contraddistingue un fenomeno di massa ed anche aspetti legati alla stratificazione sociale, per cui popolare rinvia a classi sociali con tutte le problematiche connesse. Il concetto di sagra invece è in parte più semplice e forse proprio per la dimensione di arcaicità a cui rimanda, ci può essere utile per capire alcune fenomeni di aggregazione sociale presenti in modo diffuso nella nostra provincia e più in generale in Toscana. Le sagre erano delle feste religiose, non a caso l’etimologia della parola rimanda a sacro, che si svolgevano a partire soprattutto dal medioevo soprattutto nei borghi di campagna attorno alle chiese, spesso in coincidenza con la festa del patrone titolare di quella chiesa. Ancora una volta l’etimologia ci viene in aiuto definendo come sagrato, lo spazio antistante la chiesa dove si svolgevano appunto le sagre. Il tempo (la festa religiosa) ed il luogo (la chiesa) definiscono gli aspetti fondamentali della sagra. Questa forte presenza del sacro ci permette di ipotizzare che un elemento centrale della sagra fosse il rito collettivo dell’offerta dei prodotti naturali della terra ed il conseguente consumo comunitario. Del resto uno dei temi più interessanti dell’antropologia è proprio il consumo comunitario del sacro che, nella nostra religione cattolica, passa attraverso il sacramento della comunione”.
C'è chi pensa che questi eventi stiano uscendo dalla frenetica agenda dell'attualità. Ma girando per le nostre campagne si scopre che rappresentano una realtà molto viva e dinamica. Come mai?
“In molti borghi, soprattutto in molte frazioni che sono in fase di forte contrazione demografica la sagra costituisce oggi una forma di testimonianza da parte della comunità locale dell’esistere ancora come gruppo. Esistiamo in quanto consumiamo insieme. Del resto questo concetto per cui tramite il mangiare insieme si rafforzano e si esplicitano i rapporti tra i componenti di un gruppo, travalica la sagra, pensiamo alle cena della prova generale delle contrade di Siena ed al forte significato che viene dati proprio al rito del consumare insieme, indipendente dalla qualità del cibo e dalla lunghezza del servizio. Parte integrante del rito comunitario è che la cucina ed il “servizio” è appannaggio a componenti della stesa comunità”.
Quanto la morfologia del territorio senese, estremamente variegato e particolare in ogni sua sfaccettatura, contribuisce al tramandarsi di tradizioni popolari?
“La maggior parte della popolazione senese viveva nelle cosidette “case sparse”, un termine presente nei censimenti dell’’800 e che indicava i poderi. Una delle caratteristiche della vita contadina era l’isolamento che era molto forte e veniva interrotto da pochi momenti: le “veglie”, la messa domenicale e infine le fiere del bestiame. Da questa situazione di residenza sparsa si sono sviluppati i Maggi lirici primaverili, in cui il riandare di podere in podere assumeva il significato di riconoscersi come comunità, dopo l’inverno. Finita la mezzadria e le fiere del bestiame, la sagra ha assunto più la forma di mercato con vari tipi di bancarelle, ma in cui il cibo, e soprattutto il mangiare insieme, è rimasto come tratto caratteristico e pregnante”.
Quale è il valore sociale di tutto quest'universo che abbiamo fin qui descritto?
“L’aggregazione sociale che si rivela nella necessità e volontà di sentirsi ed essere riconosciuti come comunità, nello stare insieme a curiosare tra le bancarelle e soprattutto nel preparare, servire e consumare insieme il cibo. Attualmente si stanno sviluppando nuove forme di fiere, basate proprio su alcune qualità locali del cibo: i mercatali. Sarebbe importante che le sagre riuscissero ad inserire nella loro storia anche questi nuovi aspetti del rapporto produttore/consumatore. A Buonconvento il Museo della Mezzadria senese ci proverà dalla prossima primavera e speriamo che diventi una tappa di un’ altra storia millenaria”.

Andrea Frullanti

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