Amore per la città d’origine, ammirazione per i misteri e gli intrighi internazionali. Sono solo alcuni dei sentimenti che animano il romanzo di Luca Martinelli autore di “Il Palio di Sherlock Holmes” (Alacràn Edizioni), il cui leitmotiv è la passione sfrenata di questo giornalista senese per il maestro del giallo di Baker Street, tanto da aver pubblicato un romanzo apocrifo per colmare i tre anni di buio che Sir Arthur Conan Doyle ha lasciato nella vita del celebre investigatore. E per la prima volta la scena del crimine si sposta in Toscana, tra Firenze e Siena.
Come è nata l’idea di ambientare il libro in Toscana?
“Non si tratta di una invenzione letteraria. E’ proprio Doyle che mi ha dato lo spunto per questo romanzo. Nell’ultimo capitolo della saga, Sherlock Holmes racconta a Watson di essere stato a Firenze e da qui riparte il mio libro. E c’è di più. Nei diari di Francesco Crispi si legge che i servizi segreti italiani avevano smantellato quelli inglesi in Italia. E Holmes, nel romanzo, arriva in incognito nel Belpaese proprio per cercare di ristabilirli. Firenze,che era stata capitale d’Italia, era un centro nevralgico per le relazioni internazionali e ospitava una numerosa colonia di inglesi. Il posto ideale per passare inosservato”.
Una parte del romanzo si svolge anche a Siena nei giorni del Palio.
“E’ un omaggio alla città dove sono nato e a cui sono molto legato anche se non vivo più qui. Siena è da tutti conosciuta per il Palio e mi sembrava doveroso raccontare la festa che però nel romanzo è solo un piacevole sottofondo. Holmes arriva a Siena nei giorni prima del Palio del 2 luglio 1891, quindi racconto l’atmosfera della vigilia, i preparativi, l’attesa e il fermento. E tra vicoli e stradine parte l’indagine su un misterioso omicidio”
Federigo Tozzi compare nel romanzo così come altri personaggi famosi. Come mai?
“Nei libri di Doyle, Holmes incontra spesso persone realmente esistite. Così una volta giunto a Firenze il maestro del giallo non poteva non incontrare Paolo Lorenzini, fratello di Carlo Collodi, autore di Pinocchio, direttore della manifattura Ginori che aveva rapporti continui con l’Inghilterra; il signor Corsellini, titolare del negozio di pipe, dove oggi si può trovare una targa in onore di Holmes; e poi Federigo Tozzi. Quando Holmes arriva a Siena alloggia alla locanda del Sasso, gestita dal padre dello scrittore. Federigo ha solo 8 anni, ma risulterà davvero prezioso per Holmes perché lo guiderà tra vicoli e stradine della città e farà per lui delle commissioni importanti”.
Un giallo che si rispetti dunque, di cui forse ci sarà un seguito?
“Mentre scrivevo il libro ho cercato di essere il più fedele possibile ai canoni di un vero romanzo giallo ma anche a quelli dei precedenti scritti di Doyle. Questo libro si conclude con la risoluzione del caso e ho già da parte altro materiale che potrebbe diventare presto un secondo romanzo apocrifo”
Una curiosità quella per Sherlock Holmes destinata a non esaurirsi. Vedremo mai l’investigatore godersi la sua meritata pensione?
“La curiosità per questo personaggio nasce dal suo creatore. Tantissimi scrittori si sono sbizzarriti per spiegare cosa sia successo a Holmes nei tre anni di buio. A volte è lo stesso Doyle a raccontare che Holmes ha vissuto delle avventure ma senza spiegarle nel dettaglio. Da qui la voglia di approfondire e creare storie sempre nuove. Ma limitatamente a questi tre anni. Holmes, in realtà, si sta già godendo la pensione nel Sussex tra libri di filosofia e le sue amiche api”
Susanna Danisi
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